The Vegetarian Chance

So I am living without fats, without meat, without fish, but am feeling quite well this way. It always seems to me that man was not born to be a carnivore."(Albert Einstein) August 3, 1953


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Per il National Soup Day una zuppa firmata Joia

Le zuppe Campbell di Andy Warhol

Negli USA ricorre oggi il National Soup Day. Quest’inflazione di date del calendario dedicate a qualcosa di più o meno significativo sembra stucchevole e spesso inutile. Eppure anche dedicare una giornata a un tema limitato come la zuppa sembra avere un suo effetto almeno negli Stati Uniti. Negli ultimi anni questo piatto ha realizzato un vero e proprio boom di consumi. Secondo una ricerca della United States Soup Industry e diffusa da The Daily Meal gli americani mangiano 10 milioni di zuppe ogni anno (e speriamo non siano le celebri Campbell immortalate da Andy Warhol). La zuppa è presente in tutte le culture gastronomiche, ma la sua funzione varia. Può avere quella di saziare come in Italia oppure quella di stimolare l’appetito e la digestione come in Giappone. Può essere servita all’inizio del pasto, alla fine o essere presente sul tavolo in accompagnamento a tutte le pietanze come nella cucina cinese. Può essere un piatto povero quando raccoglie in sé ingredienti anche di scarto pur di nutrire come per esempio in Mongolia dove viene cucinata con una pietra per aggiungere minerali. Può, però, essere anche un piatto ricco quando si propone di costituire l’essenza di un sapore come nel caso del consommé. La zuppa è di fatto un piatto “trasformista”, molto flessibile e anche comodo da preparare: bastano una pentola, un fuoco, acqua e cibo commestibile da buttare dentro fino a cottura. Potremmo aprire il nostro frigorifero e la nostra dispensa buttare in pentola quello che troviamo e ottenere una zuppa, che potrebbe alla fine avere pure un gusto sorprendente…….!! Ma non è un consiglio, solo un paradosso.

Lady Curzon, moglie del Vicerè d’India. Copyright Joia
Credit: Lucio Elio

Una caratteristica, però, ogni zuppa dovrebbe averla: essere sana. Grasso animale, dosi eccessive di sale, aggiunte di zucchero, glutammato o altri aromi artificiali non ci regalano una buona zuppa come potrebbe essere quella tipica italica a base di pasta con legumi. Ci conviene dunque cogliere l’opportunità della zuppa orientandoci verso ricette salutari, nutrienti, gustose e pescando magari da qualche menù esotico come nel caso di questa zuppa del ristorante Joia, che vi proponiamo.

 

 

Lady Curzon, moglie del Viceré d’India 

Brodo di cocco, lemongrass e yuzugotcho (salsa piccante agrumata asiatica) servito molto caldo, shitake e batate grigliati, gratinato con panna di sedano di Verona

Per il brodo
1 l acqua, 50 g lemon gras, 50 g zenzero, 5 g foglie kaffir lime (si trovano secche), 10 g yuzugocho (salsa asiatica piccante agrumata), 50 g cipollotto, 3 shitakè secchi, 10 g sale, 50 g coriandolo fresco, 10 g tamari, 500 g latte di cocco, 30 g succo di lime e la sua scorza, 20 g fecola di patate, 30 g zucchero. 

Per le verdure
200 g verza, 400 g patata americana, 200 g shitake freschi

Per la spuma
800 g latte di soia, 400 g sedano rapa

Per guarnire
50 g tekka (un condimento giapponese a base di salsa di soia e radici), 50 g prezzemolo tritato
 

Lady Curzon, esotica e sana. Copyright Joia. Credit Lucio Elio

Preparazione

  1. Per il brodo, sobbollire gli ingredienti citati per circa 20 minuti, filtrare il tutto ed unire 500 g al latte di cocco. Bilanciare il gusto con lo zucchero, il succo e le scorze. Legare con la fecola di patate.
  2. Per la spuma, tagliare grossolanamente il sedano di Verona cuocerlo con il latte di soia fino a raggiungere un peso complessivo di 800 g, renderlo cremoso con un passaggio in blender e introdurlo in un sifone.
  3. Per le verdure, modellare dei cubi di verza da un cm, scottare le patate dolci in acqua, tagliarle a rondelle e grigliarle con decisione da entrambi i lati. Piastrare anche i funghi e adagiare i tre elementi sul fondo della ciotola precedentemente tinta sul bordo con la tekka e il prezzemolo.
  4. Versare il brodo sulle verdure, arricchire con un bel punto di schiuma di sedano e arrostirla con un cannello da cucina.

 


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Il vero lusso è vegetale

Qual è il vero lusso del cibo oggi? Sono ancora le aragoste, le ostriche o il caviale come ci viene tramandato da luoghi comuni ormai datati? Sembra davvero che non sia più così. La produzione intensiva di questi prodotti alimentari animali ne sta via via annullando l’esclusività. L’annuncio di un cocktail di gamberetti, di una tartina di caviale o di una zuppa di aragosta sono stati a lungo sufficienti a nobilitare un menù, a dare ai commensali l’illusione di un grande evento culinario. Oggi il lusso è virato sui cosiddetti “sapori di una volta”, non sempre facili da definire o da identificare. E così non si contano i ristoranti che promettono le “lasagne della nonna” o il “lesso” a base di carni nostrane. Chi, però, ha imboccato la via dell’alimentazione vegetale ha ormai intuito che il vero lusso sono i vegetali coltivati senza pesticidi e fertilizzanti, raccolti freschi e di stagione. Il sapore di questi vegetali e la loro capacità nutritiva sono incomparabili rispetto a quello che l’agricoltura industriale ci propone. Chi in questo periodo difficile si è fatto portare le verdure sotto la porta di casa dall’agricoltore stesso non può non essersi accorto di aver fruito di un vero e proprio privilegio. All’improvviso il cibo è davvero passato dal campo al piatto come si faceva una volta. In questo video girato dalla RSI, televisione pubblica svizzera, al Joia Pietro Leemann si sofferma  proprio sul “lusso” vero che ci dobbiamo concedere: per il gusto, per la nostra salute, per il pianeta. Rivedere le nostre priorità e i nostri valori è un processo difficile, ma sempre più necessario e ricco di sorprese.