
La ricerca di Demetra per Lav sui costi della carne In Italia
Il fatto che il prezzo della carne non sia quello che leggiamo sullo scontrino è una realtà non chiara a tutti. Le etichette riportano ovviamente dati in merito. Eppure per produrre proteine animali si inquina, si consumano risorse come suolo e acqua in quantità spropositate e vegetali, che potrebbero essere destinati al consumo umano. In più si costringono alla sofferenza e a una misera esistenza animali nati unicamente per essere uccisi al più presto. A fare chiarezza su questo tema ci ha pensato la ricerca L’insostenibile impatto della carne in Italia realizzata per LAV da Demetra, società di consulenza in ambito di ricerca scientifica sulla sostenibilità. Una sintesi di questo inedito studio è scaricabile gratuitamente. Chiunque desideri aumentare la propria consapevolezza potrà apprendere, per esempio, come ogni cittadino italiano perda 2,3 giorni all’anno di vita mangiando un alimento che danneggia la propria salute. Scoprirà che con le nostre tasse finanziamo gli allevamenti intensivi, che acidificano il terreno, consumano suolo, rilasciano particolato nell’atmosfera. Dei 400 miliardi di euro destinati all’agricoltura dall’UE in sette anni ben il 75% è stato destinato agli allevamenti intensivi. In Italia, secondo la ricerca, il nostro consumo medio di carne al giorno 128 g provoca danni per 37 miliardi, pagati dalla collettività. Di questa situazione insostenibile sembra averne preso atto Roberto Cingolani, il nuovo ministro della Transizione Ecologica quando ha dichiarato: «L’agricoltura intensiva pone problemi. Ci ha consentito di vivere più a lungo, ma ha comportato una notevole alterazione dell’ecosistema. Sappiamo che chi mangia troppa carne subisce impatti sulla salute: si dovrebbe diminuire la quantità di proteine animali, sostituendole con quelle vegetali. D’altro canto, la proteina animale richiede sei volte l’acqua della proteina vegetale, a parità di quantità. Gli allevamenti intensivi producono il 20% della CO2 emessa a livello globale». Le sue parole hanno suscitato un’indignata reazione di Assocarni, che ha cercato di difendere gli allevamenti italiani come più sostenibili di altri.

Giulia Innocenzi a TVC 2016 con Paola Maugieri, Gabriele Eschenazi e Pietro Leemann
Peccato che gli allevamenti intensivi siano uguali in tutto il mondo e che il nostro paese in ogni caso non è autosufficiente nei consumi della carne, che sono coperti da importazioni dall’estero e questo avviene anche per confezionare una bandiera del Made in Italy come il prosciutto crudo. Sul tema sollevato dalla ricerca della LAV è stato organizzato online da Il Fatto Quotidiano un dibattito, al quale ha partecipato la giornalista Giulia Innocenzi, già ospite di The Vegetarian Chance nell’edizione del 2016 a Milano al MUDEC. In conclusione del suo intervento Giulia Innocenzi ha sottolineato come mai nessuna legge potrebbe costringere le persone a cambiare dieta. Sarebbe invece possibile far pagare il giusto prezzo a chi sceglie di alimentarsi con la carne ed evitare di sovvenzionare una produzione alimentare dannosa per l’ambiente. Si fa per l’energia, per le automobili, per la plastica. Perché non si può fare per il cibo?, si domanda Giulia.