The Vegetarian Chance

So I am living without fats, without meat, without fish, but am feeling quite well this way. It always seems to me that man was not born to be a carnivore."(Albert Einstein) August 3, 1953


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Chi ci paga l’hamburger? Una ricerca di Demetra per LAV svela il costo vero della carne

La ricerca di Demetra per Lav sui costi della carne In Italia

Il fatto che il prezzo della carne non sia quello che leggiamo sullo scontrino è una realtà non chiara a tutti. Le etichette riportano ovviamente dati in merito. Eppure per produrre proteine animali si inquina, si consumano risorse come suolo e acqua in quantità spropositate e vegetali, che potrebbero essere destinati al consumo umano. In più si costringono alla sofferenza e a una misera esistenza animali nati unicamente per essere uccisi al più presto. A fare chiarezza su questo tema ci ha pensato la ricerca L’insostenibile impatto della carne in Italia realizzata per LAV da Demetra, società di consulenza in ambito di ricerca scientifica sulla sostenibilità. Una sintesi di questo inedito studio è scaricabile gratuitamente. Chiunque desideri aumentare la propria consapevolezza potrà apprendere, per esempio, come ogni cittadino italiano perda 2,3 giorni all’anno di vita mangiando un alimento che danneggia la propria salute. Scoprirà che con le nostre tasse finanziamo gli allevamenti intensivi, che acidificano il terreno, consumano suolo, rilasciano particolato nell’atmosfera. Dei 400 miliardi di euro destinati all’agricoltura dall’UE in sette anni ben il 75% è stato destinato agli allevamenti intensivi. In Italia, secondo la ricerca, il nostro consumo medio di carne al giorno 128 g provoca danni per 37 miliardi, pagati dalla collettività. Di questa situazione insostenibile sembra averne preso atto Roberto Cingolani,  il nuovo ministro della Transizione Ecologica quando ha dichiarato:  «L’agricoltura intensiva pone problemi. Ci ha consentito di vivere più a lungo, ma ha comportato una notevole alterazione dell’ecosistema. Sappiamo che chi mangia troppa carne subisce impatti sulla salute: si dovrebbe diminuire la quantità di proteine animali, sostituendole con quelle vegetali. D’altro canto, la proteina animale richiede sei volte l’acqua della proteina vegetale, a parità di quantità. Gli allevamenti intensivi producono il 20% della CO2 emessa a livello globale». Le sue parole hanno suscitato un’indignata reazione di Assocarni, che ha cercato di difendere gli allevamenti italiani come più sostenibili di altri.

Giulia Innocenzi a TVC 2016 con Paola Maugieri, Gabriele Eschenazi e Pietro Leemann

Peccato che gli allevamenti intensivi siano uguali in tutto il mondo e che il nostro paese in ogni caso non è autosufficiente nei consumi della carne, che sono coperti da importazioni dall’estero e questo avviene anche per confezionare una bandiera del Made in Italy come il prosciutto crudo. Sul tema sollevato dalla ricerca della LAV è stato organizzato online da Il Fatto Quotidiano un dibattito, al quale ha partecipato la giornalista Giulia Innocenzi, già ospite di The Vegetarian Chance nell’edizione del 2016 a Milano al MUDEC. In conclusione del suo intervento Giulia Innocenzi ha sottolineato come mai nessuna legge potrebbe costringere le persone a cambiare dieta. Sarebbe invece possibile far pagare il giusto prezzo a chi sceglie di alimentarsi con la carne ed evitare di sovvenzionare una produzione alimentare dannosa per l’ambiente. Si fa per l’energia, per le automobili, per la plastica. Perché non si può fare per il cibo?, si domanda Giulia. 

 
 
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Porta a Porta: la serenità di Pietro Leemann contro il nervosismo degli onnivori

Davide Larise e Pietro Leemann a Porta a Porta

Un macellaio di lusso, una Miss che non sa cucinare, l’onnipresente dottor Giorgio Calabrese col suo mantra “bisogna mangiare un po’ di tutto”, Gianfranco Vissani, il più carnivoro degli chef, Giuseppe Cruciani nemico giurato dei “nazivegani” che oggi invece, bontà sua, chiama “fasciovegani”. I nemici della cucina veg nello studio di Porta a Porta c’erano tutti e molto agguerriti. Ad affrontarli da Milano Pietro Leemann con al suo fianco Davide Larise, la giornalista Giulia Innocenzi (ospite a TVC 2016), il pediatra Mario Berveglieri, l’attrice Claudia Zanella (ospite a TVC 2017). Il mix di pillole d’informazione, momenti di puro spettacolo, filmati sintetici e superficiali, spazi limitati agli oratori per fare ragionamenti compiuti ha prodotto un programma forse capace di fare audience, ma difficilmente in grado di chiarire le idee agli spettatori. Pietro Leemann, chiamato “Liman” da Bruno Vespa, ha mostrato e spiegato i suoi piatti poetici, variopinti, appetitosi e rappresentativi dei valori del vegetarianismo. Patetici i tentativi di svilire il lavoro di Leemann prima di Vissani, che ha polemizzato sulla qualità del fumo aggiunto al piatto e poi di Cruciani che senza per nulla interessarsi al piatto ha tentato la battuta “da Leemann si paga per mangiare fumo”.   Il dottor Calabrese ha cercato a un certo punto di trovare il punto debole dei vegani: la soia. Troppa, farebbe male alla salute. Ma, a parte il fatto che i vegani non si nutrono affatto solo di soia come pensa lui. Cosa mangiano gli animali da allevamento? Non mangiano forse soia e mais Ogm? Il motivo ricorrente del “dibattito” era come al solito incentrato sul presunto estremismo dei vegani. Eppure in studio i più nervosi erano proprio i “carnivori”. Sorge spontanea la domanda: perché? Forse la risposta è che i vegani minano delle certezze secolari, instillano dubbi in chi ha considerato l’alimentazione un aspetto solo ludico ed edonistico della nostra esistenza. Irrita questa novità che vegetariani e vegani oggi stiano riuscendo a rimettere in discussione i nostri rapporti col cibo. Cruciani ha più volte ripetuto che i vegani sono dogmatici, hanno un libretto rosso, sono come i compagni terroristi degli anni ’70. Eppure l’estremista è proprio lui, il “fascionnivoro” è lui, che rifiuta qualunque evidenza scientifica, che nega qualsiasi notizia riportata da Giulia Innocenzi e le sue serie inchieste, che nega l’eventualità che forse alcune leggi sull’alimentazione siano da rivedere e che il fatto che gli allevamenti intensivi non siano penalmente perseguibili non significa che siano giusti, salutari, etici e sostenibili. Anche il DDT si usò per anni e poi fu messo fuorilegge. Anche il glifosato forse alla fine dovrà essere vietato. Un tempo si poteva fumare nei cinema e al ristorante oggi non più. La società si evolve e a volte, per fortuna progredisce.


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Tutte le verità sulla carne in un libro di Giulia Innocenzi

 

tritacarne-copertinaPer conoscere la dura realtà di un allevamento intensivo di solito non c’è nulla di più impressionante che visitarlo di persona o vederne le immagini. Può succedere, però, che la parola possa avere più forza di un filmato o di una fotografia. È quello che avviene con il libro di Giulia Innocenzi, Tritacarne ( Rizzoli, 2016). Impossibile rimanere insensibili di fronte al racconto di mucche malate e stremate che non riescono più ad alzarsi da terra prima di diventare hamburger di “sola carne italiana”, sapere che le galline in allevamento a terra sono più malate di quelle in gabbia, che le scrofe vivono la loro misera vita in una gabbia ristretta dove cibo e feci coesistono a breve distanza. La giornalista non ci risparmia nulla e si addentra in particolari che ha studiato e visto da vicino durante visite personali negli allevamenti. Definitivamente in crisi finiscono anche due miti: il primo è che il prodotto italiano sia per definizione migliore di altri, il secondo è che da noi col cibo non si scherzi e i controlli siano certi e severi. Giulia Innocenzi ci rivela, per esempio, che in Europa l’Italia è in testa alle classifiche per uso di antibiotici negli allevamenti animali. Il 70% degli antibiotici in commercio nel nostro paese è destinato agli animali negli allevamenti, ai quali ne viene somministrata una media annua di trecento milligrammi per chilo. Questo uso spropositato di antibiotici è causa di pericolosi  fenomeni di antibiotico resistenza negli stessi animali e poi negli uomini, che si cibano della loro carne, ma questi ingredienti nocivi non sono segnalati nelle etichette del cibo che acquistiamo. Tritacarne “mette sul piatto” verità scomode, la spiegazione reale e inquietante su come sia possibile oggi per gli italiani consumare 92 kg di carne a persona all’anno  contro i 25 kg, che consumavamo negli anni ’50 e per di più a prezzi più bassi. Alcune anticipazioni dei contenuti del libro erano state date da Giulia Innocenzi nel giugno scorso quando partecipò alla tavola rotonda di The Vegetarian Chance. Battersi, come fa Giulia Innocenzi, contro allevamenti malsani e speculazioni alimentari è una battaglia che riguarda tutti e non solo i vegetariani. Per questo sono tanto più incomprensibili e insensate gli attacchi, dei quali la reporter è stata vittima dopo la pubblicazione del libro

Giulia Innocenzi alla tavola rotonda di The Vegetarian Chance l'11 giugno 2016

Giulia Innocenzi alla tavola rotonda di The Vegetarian Chance l’11 giugno 2016