The Vegetarian Chance

So I am living without fats, without meat, without fish, but am feeling quite well this way. It always seems to me that man was not born to be a carnivore."(Albert Einstein) August 3, 1953


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CinemAmbiente a Torino dal 4 al 9 giugno. Il vero ambientalismo documentato dai protagonisti

Una volta di più il Festival CinemAmbiente ci racconta cosa significa davvero essere ambientalisti e ci invita a indirizzare il nostro sguardo verso tutto il pianeta oltre il cortile di casa nostra. I documentari di questo festival ci catapultano in realtà, che forse pensavamo esistessero solo in film di fantascienza: da fenomeni meteo estremi alla perdita di biodiversità vegetale e animale, all’inquinamento e allo sfruttamento delle risorse. Non ci sono però solo gli allarmi e gli sos, ci sono anche le soluzioni, le battaglie vinte e da vincere. Domande e risposte si combinano sullo schermo. Questa è la 27esima edizione del Festival (4/9 giugno) e come sempre l’accesso alle proiezioni è gratuita sia in sala che online sulla piattaforma OpenDDB, dove una selezione dei titoli in cartellone sarà visibile in replica, tramite il sito fino al 18 giugno. L’evento, organizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e diretto da Lia Furxi, è quest’anno dedicato alla memoria di Gaetano Capizzi, fondatore e storico direttore, scomparso prematuramente lo scorso anno.

Gaetano Capizzi ideatore del Festival CinemaAmbiente e scomparso pochi mesi fa

I film presentati saranno 76  provenienti da 27 paesi di quattro continenti. Quattro le sezioni: Concorso documentari, Concorso cortometraggi, Made in Italy e Panorama. Per l’apertura del 4 giugno è stato scelto un reperto cinematografico di grande valore: Amazonas, maior rio do mundo (1918), un ritrovato capolavoro del cinema muto, che costituisce il primo lungometraggio girato in Amazzonia e diretto da Silvino Santos, pioniere del cinema brasiliano. Nello stile degli anni ’20 la proiezione sarà accompagnata dal pianista Alberto Tafuri.  Tra i film in programma segnaliamo: Until the End of the World (mercoledì 5 giugno, ore 19:30, Cinema Massimo – Sala  Soldati), di Francesco De Augustinis, un viaggio ai confini del mondo – dall’Italia alla  Grecia, dalla Spagna al Senegal fino alla Patagonia cilena – diretto a indagare il  settore alimentare che cresce più rapidamente al mondo: l’allevamento intensivo di  pesci. Food for Profit (venerdì 7 giugno, ore 16:00, Cinema Massimo – Sala Cabiria), di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi, il coraggioso film campione di incassi che ha mostrato al grande pubblico gli orrori e le ricadute ambientali e sociali dell’industria della carne in Europa. The Here Now Project (mercoledÏ 5 giugno, ore 22:00, Cinema Massimo – Sala Cabiria), dei registi e produttori Jon Siskel e Greg Jacobs, un diario visuale degli effetti dei cambiamenti climatici visti con gli occhi delle persone comuni che ne sono state vittime e testimoni e che li hanno ripresi con i loro cellulari a partire dal 2021, anno cruciale di eventi estremi in ogni parte del mondo. Los ltimos (venerdÏ 7 giugno, ore 19:30, Cinema Massimo – Sala Cabiria), di Sebastián Peña Escobar, un film “on the road” con un’originale coppia protagonista: il caustico entomologo tedesco Ulf Drechsel e l’arguto ornitologo paraguaiano Jota Escobar. Scortati dal regista, i due intraprendono un viaggio in auto nella zona paraguaiana del Gran Chaco, la più grande regione verde americana dopo la foresta amazzonica, il cui ecosistema è minacciato dall’incessante deforestazione e dai continui incendi dolosi appiccati dagli allevatori di bestiame. Once Upon a Time in a Forest (sabato 8 giugno, ore 19:30, Cinema Massimo – Sala Cabiria), della pluripremiata regista Virpi Suutari, una moderna fiaba green ambientata nello scenario incantato delle foreste finlandesi di conifere ‒ uno dei grandi polmoni verdi d’Europa ‒ minacciate da attività di disboscamento sempre più intense.

Refugia Where life will persist di Anne de Carbuccia

Refugia, Where Life Will Persist è il più recente lavoro della regista franco statunitense Anne de Carbuccia, un’opera di docufiction, girata in Giappone, nella mistica e leggendaria isola di Yakushima con le sue foreste millenarie, cascate impetuose, flora e la fauna uniche.

Il programma completo si può leggere qui

La sede principale delle proiezioni è il Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema di Torino, Via Giuseppe Verdi, 18.

L’ingresso e l’accesso a tutti gli eventi del Festival sono gratuiti.

 


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Chi ci paga l’hamburger? Una ricerca di Demetra per LAV svela il costo vero della carne

La ricerca di Demetra per Lav sui costi della carne In Italia

Il fatto che il prezzo della carne non sia quello che leggiamo sullo scontrino è una realtà non chiara a tutti. Le etichette riportano ovviamente dati in merito. Eppure per produrre proteine animali si inquina, si consumano risorse come suolo e acqua in quantità spropositate e vegetali, che potrebbero essere destinati al consumo umano. In più si costringono alla sofferenza e a una misera esistenza animali nati unicamente per essere uccisi al più presto. A fare chiarezza su questo tema ci ha pensato la ricerca L’insostenibile impatto della carne in Italia realizzata per LAV da Demetra, società di consulenza in ambito di ricerca scientifica sulla sostenibilità. Una sintesi di questo inedito studio è scaricabile gratuitamente. Chiunque desideri aumentare la propria consapevolezza potrà apprendere, per esempio, come ogni cittadino italiano perda 2,3 giorni all’anno di vita mangiando un alimento che danneggia la propria salute. Scoprirà che con le nostre tasse finanziamo gli allevamenti intensivi, che acidificano il terreno, consumano suolo, rilasciano particolato nell’atmosfera. Dei 400 miliardi di euro destinati all’agricoltura dall’UE in sette anni ben il 75% è stato destinato agli allevamenti intensivi. In Italia, secondo la ricerca, il nostro consumo medio di carne al giorno 128 g provoca danni per 37 miliardi, pagati dalla collettività. Di questa situazione insostenibile sembra averne preso atto Roberto Cingolani,  il nuovo ministro della Transizione Ecologica quando ha dichiarato:  «L’agricoltura intensiva pone problemi. Ci ha consentito di vivere più a lungo, ma ha comportato una notevole alterazione dell’ecosistema. Sappiamo che chi mangia troppa carne subisce impatti sulla salute: si dovrebbe diminuire la quantità di proteine animali, sostituendole con quelle vegetali. D’altro canto, la proteina animale richiede sei volte l’acqua della proteina vegetale, a parità di quantità. Gli allevamenti intensivi producono il 20% della CO2 emessa a livello globale». Le sue parole hanno suscitato un’indignata reazione di Assocarni, che ha cercato di difendere gli allevamenti italiani come più sostenibili di altri.

Giulia Innocenzi a TVC 2016 con Paola Maugieri, Gabriele Eschenazi e Pietro Leemann

Peccato che gli allevamenti intensivi siano uguali in tutto il mondo e che il nostro paese in ogni caso non è autosufficiente nei consumi della carne, che sono coperti da importazioni dall’estero e questo avviene anche per confezionare una bandiera del Made in Italy come il prosciutto crudo. Sul tema sollevato dalla ricerca della LAV è stato organizzato online da Il Fatto Quotidiano un dibattito, al quale ha partecipato la giornalista Giulia Innocenzi, già ospite di The Vegetarian Chance nell’edizione del 2016 a Milano al MUDEC. In conclusione del suo intervento Giulia Innocenzi ha sottolineato come mai nessuna legge potrebbe costringere le persone a cambiare dieta. Sarebbe invece possibile far pagare il giusto prezzo a chi sceglie di alimentarsi con la carne ed evitare di sovvenzionare una produzione alimentare dannosa per l’ambiente. Si fa per l’energia, per le automobili, per la plastica. Perché non si può fare per il cibo?, si domanda Giulia. 

 
 


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Porta a Porta: la serenità di Pietro Leemann contro il nervosismo degli onnivori

Davide Larise e Pietro Leemann a Porta a Porta

Un macellaio di lusso, una Miss che non sa cucinare, l’onnipresente dottor Giorgio Calabrese col suo mantra “bisogna mangiare un po’ di tutto”, Gianfranco Vissani, il più carnivoro degli chef, Giuseppe Cruciani nemico giurato dei “nazivegani” che oggi invece, bontà sua, chiama “fasciovegani”. I nemici della cucina veg nello studio di Porta a Porta c’erano tutti e molto agguerriti. Ad affrontarli da Milano Pietro Leemann con al suo fianco Davide Larise, la giornalista Giulia Innocenzi (ospite a TVC 2016), il pediatra Mario Berveglieri, l’attrice Claudia Zanella (ospite a TVC 2017). Il mix di pillole d’informazione, momenti di puro spettacolo, filmati sintetici e superficiali, spazi limitati agli oratori per fare ragionamenti compiuti ha prodotto un programma forse capace di fare audience, ma difficilmente in grado di chiarire le idee agli spettatori. Pietro Leemann, chiamato “Liman” da Bruno Vespa, ha mostrato e spiegato i suoi piatti poetici, variopinti, appetitosi e rappresentativi dei valori del vegetarianismo. Patetici i tentativi di svilire il lavoro di Leemann prima di Vissani, che ha polemizzato sulla qualità del fumo aggiunto al piatto e poi di Cruciani che senza per nulla interessarsi al piatto ha tentato la battuta “da Leemann si paga per mangiare fumo”.   Il dottor Calabrese ha cercato a un certo punto di trovare il punto debole dei vegani: la soia. Troppa, farebbe male alla salute. Ma, a parte il fatto che i vegani non si nutrono affatto solo di soia come pensa lui. Cosa mangiano gli animali da allevamento? Non mangiano forse soia e mais Ogm? Il motivo ricorrente del “dibattito” era come al solito incentrato sul presunto estremismo dei vegani. Eppure in studio i più nervosi erano proprio i “carnivori”. Sorge spontanea la domanda: perché? Forse la risposta è che i vegani minano delle certezze secolari, instillano dubbi in chi ha considerato l’alimentazione un aspetto solo ludico ed edonistico della nostra esistenza. Irrita questa novità che vegetariani e vegani oggi stiano riuscendo a rimettere in discussione i nostri rapporti col cibo. Cruciani ha più volte ripetuto che i vegani sono dogmatici, hanno un libretto rosso, sono come i compagni terroristi degli anni ’70. Eppure l’estremista è proprio lui, il “fascionnivoro” è lui, che rifiuta qualunque evidenza scientifica, che nega qualsiasi notizia riportata da Giulia Innocenzi e le sue serie inchieste, che nega l’eventualità che forse alcune leggi sull’alimentazione siano da rivedere e che il fatto che gli allevamenti intensivi non siano penalmente perseguibili non significa che siano giusti, salutari, etici e sostenibili. Anche il DDT si usò per anni e poi fu messo fuorilegge. Anche il glifosato forse alla fine dovrà essere vietato. Un tempo si poteva fumare nei cinema e al ristorante oggi non più. La società si evolve e a volte, per fortuna progredisce.