The Vegetarian Chance

So I am living without fats, without meat, without fish, but am feeling quite well this way. It always seems to me that man was not born to be a carnivore."(Albert Einstein) August 3, 1953


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Climate Social Camp  a Torino dal 25 al 29 luglio. La voce delle nuove generazioni

Il surriscaldamento globale sarà ospite indesiderato del Climate Social Camp, che radunerà a Torino  nel Parco della Colletta dal 25 al 29 luglio migliaia di giovani ragazze e ragazzi da tutta Europa facenti parti di diverse organizzazioni ambientaliste prima tra tutte Fridays for Future. Dormiranno in tenda, mangeranno vegano e kilometro zero, plastica bandita. Il Climate Camp è organizzato su base volontaria e chiunque può dare una mano offrendo il proprio tempo. Intorno a sé una siccità tremenda che affligge il Piemonte, un depauperamento delle risorse idriche e un tasso d’inquinamento tra i più alti d’Italia. Il programma è fitto di incontri, dibattiti, socialità, concerti e momenti di incontro. Con l’emergenza climatica non sale solo la temperatura meteorologica, ma sale anche quella sociale e di questo i giovani ne sono ben coscienti.  Molti dei tempi del Campo saranno ripresi sempre a Torino anche a settembre a Terra Madre Salone del Gusto (Parco Dora 22/26 settembre) e ne parlammo nell’ultima edizione del Festival The Vegetarian Chance nel 2019.

Dalla homepage del sito:

Diversi movimenti, collettivi e attivisti si sono uniti per creare questo importante spazio e momento di confronto tra vari gruppi internazionali che lottano per la giustizia sociale climatica. L’obiettivo generale è quello di unire le questioni sociali e climatico-ambientali e di inquadrare la lotta contro il cambiamento climatico e la devastazione ambientale come una lotta contro una minaccia comune. I movimenti che hanno aderito all’Assemblea del Climate Social Camp studiano i legami tra il cambiamento climatico, la devastazione ambientale e l’impatto sulla società e sui diritti civili e dei lavoratori, partendo da diverse prospettive e metodi di analisi. Riteniamo che fare rete sia fondamentale per rafforzare il movimento globale in favore della giustizia sociale sul clima ed è per questo che vi invitiamo a partecipare al Campo!

Several movements, collectives and activists have joined together to create this important space and moment of confrontation between various international groups fighting for climate social justice. The overall aim is to unite social and climate-environmental issues and frame the fight against climate change and environmental devastation as a fight against a common threat. We believe in collaboration between ecologist actors and social movements who engage on local, regional or international intersectional issues.The movements who joined the Climate Social Camp’s Assembly investigate the links between climate change, environmental devastation and impacts on society and civil – workers’ rights, using different perspectives and lenses of analysis. We think that networking is fundamental to strenghten the global climate social justice movement and this is why we invite you all to come to join the Camp!

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We are unstoppable, another world is possible. Riprende da Milano la lunga marcia dei Fridays for Future

Salviamo la Terra (1)

Vanessa a Fridays for Future

Vanessa Nakate, attivista ugandese, sul palco di Milano

Venerdì 1 ottobre e poi anche sabato 2 a Milano decine di migliaia di giovani hanno manifestato per la «giustizia climatica» chiedendo ai governi della Terra quella svolta che invocano già da tempo e che non sembra vicina. Basta con il «bla bla bla», vogliamo i fatti, ha tuonato Greta Thunberg che ha trovato una sua alter ego africana nella 25enne Vanessa Nakate, fondatrice due anni fa di Fridays for Future in Uganda. Questa dimensione globale delle manifestazioni di Milano è uno degli aspetti più importanti di questo risveglio delle nuove generazioni che vogliono essere protagoniste del loro futuro da subito e non da domani quando il sistema tenterà di fagocitarli nel suo ormai insostenibile vortice delle produttività e della crescita infinita. Sul palco di Milano in piazza Damiano Chiesa sono saliti insieme agli italiani anche cileni, brasiliani, africani, europei. Tutti uniti da un unico messaggio: «We are unstoppable, another world is possible» e a sorpresa anche da «El pueblo unido, jamás será vencido». Peccato che sul palco non siano saliti gli Inti Illimani, che probabilmente ancora oggi con la loro canzone sarebbero capaci di trascinare le folle. È il concetto di unità e solidarietà che traspare da quello slogan e da quella canzone ad avere ancora oggi così tanta forza che nel pronunciare quelle parole sono apparsi anche dei «pugni chiusi». D’altra parte è difficile urlare degli slogan senza accompagnarli con una gestualità. Guardandoci indietro di oltre cinquant’anni sappiamo quanto quel «popolo unito» rimase in gran parte fittizio, ma anche quanto la forza della protesta e della mobilitazione abbia potuto fare da traino alla conquista di diritti civili e sociali, mentre i temi ambientali non erano percepiti come urgenti. Allora come oggi il nemico del cambiamento è il sistema, che nel tempo ha dimostrato una forza camaleontica incredibile nell’assorbire le proteste per poi proseguire nell’applicare la ricetta dello sviluppo e della crescita come unica strada per il «bene comune».

Greta a Fridays for Future ritagliata-1 (trascinato)

Greta Thunberg sul palco di Milano

Lo ha spiegato bene a Milano Greta Thunberg: «La lotta al cambiamento climatico richiede tutta la nostra capacità di innovazione, cooperazione e determinazione per realizzare quei cambiamenti di cui il pianeta ha bisogno. Con fatti e non solo parole, tutti insieme ce la faremo. Le parole “cambiamento climatico”, a voi cosa evocano? A me fanno pensare “posti di lavoro”, di lavoro green, molto green. Occorre trovare una transizione morbida verso un’economia a emissioni ridotte. Non abbiamo un pianeta B. Non abbiamo un pianeta bla – bla bla bla, bla bla bla… Non parliamo di un costoso gesticolare di correttezza politica green e accarezza-cuccioli o bla bla bla… Ripartiamo col Recovery bla bla bla…Economia green bla bla bla…Zero netto al 2050 bla bla bla… Zero netto bla bla bla…Impatto zero bla bla bla…Sono queste le cose che sentiamo dalle bocche dei nostri presunti “leader”. Parole, tante parole, tutte ad effetto, ma che finora hanno portato a zero fatti. Annegano i nostri sogni e speranze nel loro oceano di parole e promesse vuote.Cartello giustizia climatica (1) Certo, occorre ingaggiare un dialogo, ma siamo ormai a trent’anni di bla bla bla,e a cosa è servito? Oltre il 50% della CO2 in atmosfera è stata rilasciate dal 1990 ad oggi. Dal 2005 ad oggi addirittura il 33%. E mentre avveniva, i media ci riportano solo quel che i leader dicono che faranno, anziché cosa realmente stanno facendo. E poi nessuno gliene chiede comunque mai conto di quello che fanno, o meglio: non fanno».
C’è un’urgenza ha ribadito poi Greta: «La speranza non è stare a guardare. La speranza non è bla bla bla. La speranza è dire la verità. La speranza è agire di conseguenza. E la speranza viene sempre dalle persone comuni. E noi, noi persone, vogliamo un futuro salvo, vogliamo vere azioni a salvaguardia del clima, e vogliamo giustizia climatica. Mi avete sentita? Cosa vogliamo? GIUSTIZIA CLIMATICA! Quando la vogliamo? ORA! I nostri “leader” dicono volentieri “ce la possiamo fare”. Ma lo dicono per finta, mentre noi lo diciamo sul serio. Noi possiamo farcela. Ne sono straconvinta. E parte dalle persone. Parte dal confronto con la realtà, per quanto possa essere doloroso. Parte con azioni vere, e parte ora e qui. Ancora: Cosa vogliamo? GIUSTIZIA CLIMATICA! Quando la vogliamo? ORA!».
Greta da un lato fa appello alle persone, dall’altro si appella ai governi che hanno in mano gli strumenti per cambiare le politiche. Come si può arrivare a un’inversione di rotta? Partendo dal basso o dall’alto o più facilmente da una combinazione di entrambi? Pretendere «la rivoluzione» dagli stessi responsabili del danno può sembrare un paradosso, ma invocare una «rivoluzione proletaria» di marxiana memoria non ha più senso. E non perché non esistano enormi disparità sociali o lavoratori e popoli sfruttati, ma perché esiste ormai la consapevolezza che lo sfruttamento non è più solo delle donne, degli uomini e dei bambini, ma lo è anche massivamente degli animali, delle piante, del suolo, del sottosuolo, delle acque. La corsa all’accaparramento di risorse umane e naturali sembra inarrestabile. Eppure sappiamo che le risorse del nostro Pianeta sono «finite» e non «infinite» come erroneamente il sistema capitalistico lascia intendere. Antother world is necessary (1)L’emergenza climatica, che colpisce più violentemente i paesi più deboli economicamente, è avvertita anche in Europa, negli Usa, in Australia. I possessori delle ricchezze e gli sfruttatori delle risorse stanno comprendendo che il loro benessere non è destinato a durare in eterno. E allora tutti si riempiono la bocca di sostenibilità, di «bla, bla, bla» pensando di poter rimandare quanto più possibile il problema. Proprio della contrapposizione tra realtà vera e rappresentata parla il film presentato in questi giorni a Cinemambiente Animal di Cyril Dion che racconta il viaggio di due giovani attivisti, i sedicenni Bella Lack, londinese, e Vipulan Puvaneswaran, parigino, in giro per il mondo per vedere da vicino la realtà per la quale stanno lottando. Entrambi vegani e ambientalisti si muovono con curiosità e spirito critico tra allevamenti di conigli in Francia e «giacimenti» di plastica in India.

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Bella Lack, londinese, e Vipulan Puvaneswaran, parigino in Africa (in alto) e in India su una spiaggia di plastica (sopra). 

Si rendono conto che la sesta estinzione di massa è già in corso e che gli insediamenti umani sono delle bolle che creano l’illusione di poter vivere separati dalla natura. Quelli che sono chiamati «consumatori», ma sono in realtà «cittadini», «persone» hanno una grande forza. Possono orientare la produzione di cibo, per esempio. Già oggi vediamo crescere l’offerta sul mercato di prodotti sostitutivi della carne, dei latticini e persino dei pesci. Significa che c’è domanda, che i cittadini più ricchi del mondo, quelli che inquinano di più, stanno acquisendo consapevolezza. Ma non basta. Ci vorrà presto anche uno sciopero dell’hamburger!


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Perché scendiamo in piazza ogni venerdì? David Wicker di Fridays for Future a The Vegetarian Chance

Scendere in piazza, per protestare, ma anche per parlare, discutere e infine interrompere la routine della nostra vita, che ci fa troppo spesso adagiare nell’indifferenza. Questo è quello che fanno organizzazioni spontanee e nate dal basso come Fridays for Future ed Extinction Rebellion. Li abbiamo invitati al nostro Festival per raccontarci quello che fanno e quali sono le loro idee per il futuro del Pianeta. Abbiamo incontrato giovani attivi, preparati e determinati. Hanno una visione globale e completa delle cause del cambiamento climatico. L’alimentazione è una delle cause principali e lo sappiamo bene, ma ovviamente non è l’unica. Ci dobbiamo guardare allo specchio e riflettere su come ci vestiamo, come ci muoviamo, come ci laviamo, come ci curiamo e in definitiva come e quanto consumiamo. Questi giovani lo fanno e ce lo dicono pur con le inevitabili contraddizioni che tutti noi ci portiamo dietro. Questo è l’intervento di David Wicker, 14 anni, di Fridays for Future al nostro Festival. 

David Wicker durante il suo intervento per Fridays for Future al Festival The Vegetarian Chance l’11 ottobre da EDIT

Buonasera a tutti,

Noi siamo parte del movimento globale, Fridays For Future.

In parole semplici, saltiamo scuola il venerdì.

Ma perché lo facciamo?

Giusto per balzare ore di lezione?

Assolutamente NO.

Lo facciamo perché abbiamo paura.

Abbiamo paura per il nostro futuro.

Siamo in un’Emergenza. Un Emergenza Climatica.

Nonostante gli innumerevoli allarmi della comunità scientifica, le istituzioni del mondo stanno fallendo nel comprendere l’urgenza dei Cambiamenti Climatici.

E stanno fallendo di agire per prevenire le peggiori conseguenze che questi porteranno.

Tutte le azioni hanno delle conseguenze, no?                                   

Questo, Ci viene insegnato sin da piccoli.                                                                                                     

I ragazzi di Extinction Rebellion e Fridays for Future con Oliviero Alotto di Slow Food (a destra) e Pietro Leemann (a sinistra)

                                                                                                                                                         

Peccato che, le conseguenze delle azioni delle passate generazioni, saremo noi a subirle. Io. I vostri figli e nipoti.

Saremo noi a pagare il costo delle tonnellate di diossido di carbonio che, con indifferenza, sono state buttate nell’atmosfera.

Saremo noi a dover risaldare il debito che l’umanità ha accumulato con la natura.

Questo debito è enorme, e non fa che aumentare.

Per questo scendiamo in piazza ogni venerdì.

Per lottare per la Giustizia Climatica e l’equità.

Per pretendere che le istituzioni facciano tutto il possibile per prevenire una catastrofe.

Per far si che i governi e i decisori del mondo ascoltino l’allarme della scienza, e agiscano di conseguenza.

Abbiamo organizzato una mobilitazione Globale, mai vista prima.

La gioventù di tutto il mondo si sta unendo.

Ma noi, non possiamo fare nulla senza il sostegno degli adulti.                                                                                                       

Noi manifestiamo affinché gli adulti agiscano, perché la responsabilità, non può essere lasciata sulle spalle di noi giovani.

A Torino, il gruppo locale dei Fridays è nato verso la prima settimana di Gennaio di quest’anno. Eravamo pochi. Ma siamo scesi in Piazza lo stesso lo stesso.

Nell’arco di tempo di 6, 7 mesi, abbiamo raccolto oltre 100.000 persone nelle strade di Torino il 27 Settembre, durante il terzo Sciopero Globale per il Clima.

A gennaio, non avremmo mai immaginato di poter riuscire a influenzare e raccogliere così tante persone.

Il 27 Settembre eravamo milioni in tutto il mondo, e chiedevamo tutti la stessa cosa. La Giustizia Climatica.

Ma noi…non protestiamo solo.

Il nostro obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza sull’emergenza climatica e, per far questo, organizziamo diverse attività e diverse azioni in modo da raggiungere e coinvolgente più persone.

Abbiamo organizzato flashmob, mirati a portare l’attenzione su più aspetti dell’emergenza.

Unicredit

Fast fashion

SOS Amazzonia

Seminari informativi

Emergenza Climatica

Tutte queste azioni sono mirate a portare pressione sulle istituzioni, affinché azioni drastiche vengano messe in atto.

David Wicker