The Vegetarian Chance

So I am living without fats, without meat, without fish, but am feeling quite well this way. It always seems to me that man was not born to be a carnivore."(Albert Einstein) August 3, 1953


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Glifosato: ISDE risponde a Elena Cattaneo

Monsanto: il più grande produttore mondiale di Glifosato

Dopo che la UE ha prorogato di altri cinque anni l’autorizzazione all’uso del glifosato, il più famoso erbicida del mondo prodotto dall’azienda americana Monsanto, le polemiche divampano. Sul tema si è espressa la senatrice a vita e farmacologa Elena Cattaneo e ISDE Italia, Associazione Medici per l’Ambiente gli ha risposto. Di ISDE fa parte Carlo Modonesi, professore di ecologia umana, amico di The Vegetarian Chance. Il governo italiano ha votato contro il prolungamento dell’autorizzazione, ma la senatrice Cattaneo, che fa parte del principale partito di governo, il PD, è di parere opposto. D’altra in Italia è proprio lei la portabandiera degli OGM che si usano in agricoltura combinati col diserbante glifosato.

Ecco il testo di ISDE

LA SENATRICE-FARMACOLOGA NON SA CHE…….

Non è consuetudine di ISDE Italia (Medici per l’Ambiente) esprimere valutazioni in merito alle dichiarazioni pubbliche di rappresentanti della politica e delle istituzioni. Quando però le dichiarazioni inquadrano i fatti in modo distorto e al tempo stesso pretendono di fornire indirizzi che attengono alla salute pubblica e alla tutela dell’ambiente, l’attenzione di ISDE Italia viene inevitabilmente sollecitata. Il commento a firma di Elena Cattaneo (Gli equivoci sul glifosato), pubblicato il primo dicembre 2017 su Repubblica, elenca una serie di pregiudizi e di semplici opinioni sugli effetti sanitari e ambientali dell’erbicida più diffuso al mondo che non coincidono nel modo più assoluto con le conoscenze attualmente disponibili; il tutto, accompagnato da un concentrato di nozioni sull’agricoltura sostenibile (biologica e biodinamica) che lascia francamente sconcertati. L’innovazione del futuro, sostiene l’autrice, coinciderebbe con l’impiego universale di OGM, capaci di risolvere in un colpo solo la moltitudine di temibili sfide con cui l’agricoltura dovrà fare i conti, dal cambiamento climatico all’erosione della biodiversità, fino alla piaga della denutrizione e chissà cos’altro ancora. Non una parola viene spesa circa la necessità 1) di sviluppare un approccio sistemico nelle policy per l’agricoltura e 2) di implementare un uso sostenibile delle risorse naturali e delle matrici ambientali nelle pratiche agricole. Naturalmente, per quanto discutibili, le opinioni personali sarebbero del tutto legittime se non fossero visibilmente travestite da prescrizioni scientifiche: il commento, infatti, viene firmato dalla senatrice indossando il “camice bianco” (farmacologa è la qualifica che compare in calce oltre a quella istituzionale). Su questo improbabile tentativo di fornire indicazioni corredate di certificazione scientifica è il caso di esprimere più di una perplessità e almeno un chiarimento, al fine di evitare che, nello scorrere il commento, il lettore scambi lucciole per lanterne e abbia la tentazione di prendere sul serio la lunga lista di inesattezze che l’autrice fa proprie. La letteratura scientifica ha cominciato a occuparsi dei danni biologici e sanitari del glifosato alla fine degli anni Settanta, quando la molecola erbicida aveva un mercato marginale e la sua diffusione non era ancora stata ingigantita dalle colture ingegnerizzate per la resistenza ai suoi effetti tossici. Grazie alle prime indagini nord-americane e australiane condotte su organismi impiegati come bioindicatori (gruppi particolari di invertebrati e vertebrati), si cominciò a comprendere che la presunta innocuità del prodotto, propagandata a tambur battente dall’industria, necessitava di una radicale rettifica, soprattutto nei formulati commerciali (come il Roundup) contenenti il surfattante POEA. Da allora, le indagini sui rischi ecologici e sanitari indotti dall’utilizzo sempre più diffuso dell’erbicida sono aumentate esponenzialmente, tant’è che alcuni anni fa il glifosato è entrato nel mirino della commissione IARC (la massima agenzia mondiale per la ricerca sul cancro) deputata a proporre e realizzare, attraverso una lunga e articolata procedura di “candidatura e revisione”, una valutazione dei dati tossicologici ed epidemiologici sulla cancerogenicità del composto. Oggi il glifosato si trova al centro di un’accesa disputa internazionale che vede molti ricercatori e associazioni impegnati a bandirne la commercializzazione e gli usi agricoli ed extra-agricoli, non solo per la sua probabile cancerogenicità umana (linfoma non-Hodgkin) decretata da IARC nel 2015, ma anche per la sua tossicità endocrina, neurologica e riproduttiva, nonché per la sua ben nota ecotossicità.  È evidente che l’eventuale eliminazione del glifosato dal mercato globale dei pesticidi spingerebbe l’industria a sostituirlo con altri prodotti, sulla carta anche più tossici dell’originale. Ma il nodo della questione è proprio questo: il bando del glifosato dovrebbe rappresentare un primo passo verso la progressiva rimozione dei veleni di sintesi dalle pratiche agricole e zootecniche, così come da ogni altro settore in cui i parassiti possono essere controllati con metodi alternativi, non tossici e meno costosi. È difficile capire da dove tragga le informazioni sugli impatti del glifosato la senatrice-farmacologa Cattaneo, certamente non dalla letteratura scientifica indipendente, che sull’argomento specifico è disponibile in quantità. In ogni caso, è poco consigliabile riproporre continuamente, come fonte primaria di dati, il report sui rischi del glifosato prodotto dall’EFSA, in quanto, com’è noto, si tratta in buona parte di un documento copiato da materiali forniti dall’industria, che certamente non rientrano nel novero degli studi scientifici indipendenti. Per concludere, poiché nessuno dubita della buona fede con cui è stato scritto il commento, c’è da dubitare della reale conoscenza degli argomenti cruciali che in esso vengono trattati, sui quali la senatrice-farmacologa continua a dispensare opinioni personali e ricette risolutive del tutto infondate.

5 Dicembre 2017

Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia

Via XXV Aprile, 34 – 52100 Arezzo

Tel: 0575-23612 – e-mail: isde@isde.it

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Caldo e smog fotochimico: cosa non sappiamo. Lo spiega Carlo Modonesi

Il caldo eccessivo di questi giorni ci dà fastidio, anche molto. Ma chi sta in città ha l’impressione in fondo di poterci convivere: aria condizionata, ventilatori, tante docce, bevande ghiacciate, gelati, insalate, un salto in piscina. Quasi quasi ci piace……..! Soprattutto se nel fine settimana riusciamo magari a scappare al mare o in montagna. In realtà i danni che provoca questo clima inusuale per le nostre latitudini sono molto più gravi di quanto sappiamo o vogliamo sapere. Esiste prima di tutto un problema di carenza d’acqua per l’agricoltura e per noi stessi e poi c’è l’inquinamento atmosferico, del quale parliamo solo d’inverno, ma che invece è grave anche d’estate. Ce lo spiega Carlo Modonesi, Professore di Ecologia umana all’Università degli Studi di Parma, Membro del Gruppo Pesticidi dei Medici per l’Ambiente (ISDE). Modonesi è uno dei ricercatori intervistati nel libro Veg per scelta  (Eschenazi-Leemann Giunti Editore 2017) e nel 2016 è stato membro della giuria nel concorso The Vegetarian Chance. Con questo suo scritto lancia un allarme e ci invita tutti a essere più consapevoli, non solo nel mangiare, ma anche nel respirare.

Carlo Modonesi

Non ne parla nessuno, ma in queste belle giornate di sole e di caldo (talora troppo e…. afoso) sta salendo l’inquinamento cosiddetto “da smog fotochimico”.Si tratta in pratica dell’incremento di inquinanti che vengono definiti “secondari” perché sono il risultato delle reazioni chimico-fisiche dovute

1) all’interazione tra gli inquinanti primari (quelli emessi direttamente da fonti antropiche come automobili, impianti energetici, camini industriali, ecc.) e

2) all’interazione tra questi inquinanti e le caratteristiche dell’atmosfera a bassa quota. La relazione forte comunque è quella tra l’ozono e i suoi precursori, ossia gli ossidi di azoto (NOx = NO + NO2). (NB: l’ozono è la molecola triatomica dell’ossigeno (O3), che nell’alta atmosfera, detta anche STRATOSFERA, è di fondamentale importanza biologica perché filtra buona parte della radiazione solare che ha effetti mutageni e cancerogeni, mentre nella bassa atmosfera, detta anche TROPOSFERA, è nociva per molte piante e per la stragrande maggioranza degli animali, esseri umani inclusi). Non bisogna dimenticare, inoltre, che nel processo di formazione dell’ozono entrano in gioco anche le sostanze chimiche volatili (dette VOC, Volatile Organic Compounds). Poiché l’ozono si forma molto rapidamente in presenza di alte temperature (il caldo di questi giorni) e di luce (le giornate sono molto più luminose di soltanto un mese fa, per via della posizione del sole), le città che normalmente soffrono di condizioni atmosferiche e climatiche un po’ “spinte” (come Milano) tendono ad avere concentrazioni di ozono molto elevate.

Gli effetti acuti sulla popolazione generale dovuti alla presenza intensa e prolungata di ozono atmosferico sono:
– riduzione della funzione polmonare e difficoltà respiratoria
– infiammazione delle vie aeree
– tosse
– irritazioni dell’orofaringe
– affanno e astenia
– bruciore retrosternale
Inoltre, sono ormai consolidate le evidenze scientifiche che mostrano un aumento degli attacchi di asma, dei ricoveri ospedalieri, e della mortalità giornaliera, nonché un peggioramento delle condizioni di salute di soggetti già colpiti da malattie croniche Le indagini sperimentali (tossicologia) mostrano che le esposizioni di lungo termine ad alte concentrazioni di ozono esitano in alterazioni morfologiche permanenti delle mucose respiratorie (vie alte e basse), con sviluppo di fenomeni di iperplasia e di metaplasia cellulare negli epiteli.

Poco si sa degli effetti cronici sull’uomo, anche se un’associazione tra esposizione ricorrente all’ozono e deficit della funzionalità polmonare sembra ormai confermata.

Nei giorni in cui aumenta lo smog fotochimico, in altri paesi vengono applicate particolari misure di prevenzione per proteggere soprattutto i bambini e gli anziani…. ma a quanto pare la biologia della popolazione italiana è diversa, e non serve alcun tipo di intervento teso a salvaguardare la salute pubblica.


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Veg per scelta, il nuovo libro di Pietro Leemann e Gabriele Eschenazi

Di vegetarianismo e veganismo si parla molto e le ragioni di questa scelta non sono spesso troppo chiare. Così spesso il dibattito si concentra sul gusto, su una presunta tradizione tradita, sulla malinconia che indurrebbe un nutrimento a base di vegetali. Da questa realtà e dall’esperienza di The Vegetarian Chance è nata l’idea del libro Veg per scelta di Pietro Leemann e Gabriele Eschenazi editato da Demetra Giunti. Nel volume gli autori hanno associato alla proposte di ricette italiane innovative le ragioni storiche e contemporanee della scelta veg avvalendosi anche del contributo di tre esperti come: Carlo Modonesi, docente di Ecologia umana, ambiente e salute; Michela De Petris, già medico chirurgo all’Istituto Nazionale dei Tumori; Monica Oldani, psicobiologa dell’Istituto di Medicina legale e Legislazione veterinaria all’Università di Milano. Riportiamo qui sotto due brevi estratti dal libro:

Pietro Leemann

(…) Per chi si avvicina al vegetarianismo, per molti motivi, è necessaria un’emancipazione dal mercato convenzionale e dei piatti già pronti, nella maggior parte dei casi più cari, più banali e meno personali, sia se proposti agli altri e a noi stessi. Questa parte dal saper cucinare e dal tempo che inderogabilmente dobbiamo dedicare alla nostra salute e a quella dei nostri cari. Con le tecniche moderne e con gli attrezzi a nostra disposizione, frullatori, pentole a pressione, tagliaverdure, in mezz’ora è possibile preparare un menu composto da una buona insalata, un primo o secondo sfizioso e un dolce, possibilmente con frutta e poco zucchero. Darci piacere e dare piacere con equilibrio, è la prima porta verso il vivere felici. Anche la dieta più sana deve contenere il buono. Un menu formalmente perfetto ma punitivo rende tristi e fa l’effetto contrario sulla qualità della nostra vita che si nutre non solo di cibo ma soprattutto di sentimenti. Naturalmente l’eccesso va evitato e il giusto distacco dal troppo è indispensabile. Un cucchiaio però di olio evo in più, qualche volta un riso bianco (che sia però bio), un cucchiaio di zucchero di canna invece che nulla, arrostire invece che bollire, possono migliorare il nostro umore, aiutarci ad affrontare bene la giornata e a migliorare le nostre relazioni, la cui qualità è alla base del nostro appagamento profondo. (…)

Gabriele Eschenazi

(…) Orientarci verso un cibo piuttosto che un altro fa la differenza. Scegliere di cosa e quanto nutrirci è diventato un atto politico, umanitario, che ha un impatto sul pianeta, ma soprattutto su noi stessi. L’abusata affermazione del filosofo Ludwig Fuerbach “siamo quello che mangiamo” andrebbe forse completata aggiungendo che “ci sentiamo come mangiamo”. Quante volte in caso di malessere ci domandiamo se possiamo aver introdotto nel nostro organismo qualcosa di sbagliato e quante volte al contrario pensiamo che mangiar qualcosa ci possa far star meglio. La scelta di uno stile di vita alimentare è quanto mai necessaria per vivere una vita consapevole dove non possiamo ignorare né i messaggi che ci arrivano dal nostro corpo né quelli che ci arrivano dal mondo. Le abitudini alimentari delle società più ricche e che si stanno diffondendo anche in quelle più povere si stanno rivelando dannose per la salute, per l’ambiente, per il gusto. Si tratta di pratiche che comportano un consumo sempre maggiore di prodotti animali, un uso sempre meno diversificato dei vegetali senza legami con stagioni, territori e proprietà nutritive, un progressivo inquinamento e un impoverimento dei terreni agricoli. (…)

 

Gabriele Eschenazi – Pietro Leemannn       

VEG per scelta

Con le migliori ricette della tradizione italiana in versione vegetariana e vegana

Demetra, 22 marzo 2017  256 pagine  20 euro