The Vegetarian Chance

So I am living without fats, without meat, without fish, but am feeling quite well this way. It always seems to me that man was not born to be a carnivore."(Albert Einstein) August 3, 1953


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20 Livestock Companies Generate More Greenhouse Gas Than Britain, France, Or Germany – Plant Based News/Il gas serra delle aziende zootecniche da Meat Atlas 2021

Il nuovo rapporto Meat Atlas conferma quanto già sappiamo da tempo e cioè che gli allevamenti intensivi sono la maggior fonte di gas serra del Pianeta. Venti azienda zootecniche producono gas serra quanto Regno Unito, Francia o Germania. Eppure l’attenzione è concentrata sulle auto ibride o elettriche, sulle piste ciclabili e sulle energia rinnovabili. Tutto giusto e importante, ma non  basta e non basterà se questa insensata continua crescita dell’industria della carne non sarà ridimensionata drasticamente. Il conformismo diffuso nelle abitudini alimentari degli europei è impressionante. Ovunque hamburger, bistecche e patate fritte sovrastano sempre più ogni tipo di cibo. E le alternative sono spesso quasi peggiori: sushi, gamberetti e gamberoni, pizze ricolme di formaggio industriale.

G.E.

 

Meat and dairy companies are responsible for significant amounts of greenhouse gas emissions, food wastage, and land use, a new report found

Sorgente: 20 Livestock Companies Generate More Greenhouse Gas Than Britain, France, Or Germany – Plant Based News

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Il mondo non sarà più lo stesso?

Foto di Ria Sopala da Pixabay

L’epidemia è ancora lontana dall’esaurirsi e per farci forza, sopportare le limitazioni e nascondere le paure guardiamo avanti. Il mondo non sarà più lo stesso è l’affermazione più diffusa, ma che può assumere molteplici significati. Può riferirsi ai problemi economici che affliggeranno centinaia di milioni di persone, alle libertà individuali che saranno ancora a lungo limitate, a una nuova consapevolezza che ci eviti in futuro nuove emergenze e quindi a un nuovo rapporto con questo nostro pianeta. A quest’ultimo punto guarda chi è ambientalista, chi crede che l’emergenza climatica, meno tangibile e immediata, sia la madre di tutte le emergenze. E soprattutto che non si tratti solo di un’emergenza ambientale, ma anche di un’emergenza sociale, economica e sanitaria. Il dopo Covid-19 potrebbe portarci in dote nuove politiche negative o positive a seconda dell’approccio che adotteranno le potenze economiche del mondo, intese come paesi, istituzioni, organizzazioni internazionali e multinazionali. L’interesse per una ripresa economica rapida che rilanci i profitti e diventi un’illusoria panacea per i poveri del mondo potrebbe portare a un accantonamento di politiche virtuose. Potrebbe significare il rilancio di un consumo forsennato di combustibili fossili, dell’agricoltura industriale, della deforestazione, e infine un aumento dei trasporti da una parte all’altra del globo di merci e uomini. Dunque più inquinamento, più attacchi alla biodiversità, più sfruttamento delle risorse, più povertà e ovviamente più emergenza climatica. Il rischio di nuove pandemie non farebbe che aumentare a cominciare dall’antibiotico resistenza che rischia di diventare la prossima emergenza mondiale come ha detto all’Espresso il 22 marzo lo scienziato italiano Rino Rappuoli, capo delle ricerche sui vaccini della multinazionale GlaxoSmithKline: Ho passato gli ultimi vent’anni a scrivere che ci dovevamo preparare a eventi di pandemia da virus così estremi come quello che stiamo vivendo. Purtroppo il nostro lavoro sembra non servire a niente. Ora che l’emergenza è esplosa, tutti i governi faranno i conti con gli enormi danni economici del coronavirus. Ma quando si parla di prevenzione, che richiede investimenti molto inferiori, la spesa viene giudicata troppo alta. Se non si cambiano le politiche sanitarie e veterinarie l’antibiotico resistenza diventerà un’emergenza più grave del coronavirus. E questa è una certezza“. Nel fare queste affermazioni il professor Rappuoli si è riferito ai devastanti effetti degli allevamenti intensivi di bestiame, che raggiungono ogni anno la cifra spaventosa di 56 miliardi di unità. Per ogni kg di carne vengono impiegato 1,4 mg di antibiotici. Ed esiste anche il rischio concreto che proprio lì da dove è partita la pandemia, cioè la provincia cinese di Hubei, riprenda il commercio e il consumo di animali selvatici. Notizie in tal senso stanno circolando sul web. Al timone di grandi paesi come Usa, India, Cina, Russia, Brasile e parte dell’Europa non ci sono governanti lungimiranti che trarranno i dovuti insegnamenti dal Covid-19. Tuttavia c’è in campo il grande movimento globale per l’emergenza climatica e in genere ci siamo noi cittadini del mondo consapevoli che possiamo porre delle domande e pretendere dei cambiamenti dai nostri leader. In queste settimane gli abitanti di questo pianeta hanno imparato molto in fretta cosa significhi una crisi sanitaria globale e che questa crisi riguarda gli esseri umani mentre la natura se ne è invece giovata. Acqua e aria sono diventate all’improvviso più pulite, animali e piante hanno ripreso possesso di territori fino a poco tempo fa a loro preclusi.

A New Delhi da dieci anni non si vedeva un cielo così azzurro e pulito. Si pone sempre più pressante la richiesta di uno sviluppo sostenibile e compatibile con la salute. Ci si chiede cosa significhi sicurezza. Serve davvero chiudersi nei propri confini? Qual è la vera utilità degli eserciti? Non sarà meglio che il genere umano avverta di essere unito da uno stesso destino, che è poi il destino del Pianeta. Un’altra domanda riguarda l’alimentazione e il destino dell’agricoltura industriale con il suo carico di pesticidi, diserbanti, monoculture intensive, perdita di biodiversità. Il tutto legato soprattutto al consumo esorbitante di proteine animali. C’ è da rivedere il volume dei nostri consumi sempre più inquinanti: abbigliamento, trasporti, tecnologia e tutto il resto. E ci sono infine le domande esistenziali sul senso della nostra vita e sulla nostra tenuta psicologica di fronte a catastrofi da noi stessi causate. Il vero benessere non potrà più essere un’auto nuova, vacanze, carne in tavola, ma sarà necessariamente altro: ambiente più pulito, cibo sano e gustoso, spazio e tempo da godere con gli altri.

Gabriele Eschenazi

 

 

 

 


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FICO: uomo e animali alleati. Ma è davvero così?

L’arte del macello: Im Schlachthaus (Al macello) 1893 Lovis Corinth (1858–1925)

Se ancora non siete stati a FICO potete intanto fruire di una breve visita virtuale per capire cosa esattamente vi aspetta in questo posto, che si autodefinisce “Il più grande parco agroalimentare del mondo”. Non è Disneyland, non l’è l’EXPO, non è un museo, non è un mercato. Vuole essere probabilmente un po’ tutte queste cose. Diciamo che è un progetto principalmente commerciale, ma anche educativo per adulti e bambini. Ed è forse questo l’aspetto più interessante per analizzare la filosofia, che pervade FICO e che avvolge i suoi visitatori. Da vegetariani i primi elementi che cerchiamo sono ovviamente quelli relativi all’ambiente e al rapporto con gli animali. Quest’ultimo è raccontato in modo molto rassicurante e conservativo rispetto alle abitudini dei consumatori. Si riassume molto bene là dove nel capitolo macelleria si legge Coltivare la terra per coltivare la carne. Dunque secondo FICO la carne si “coltiva” come un qualsiasi vegetale grazie alla “mediazione” produttiva degli animali. E coltivare la terra per ricavarne la carne sarebbe una procedura senza controindicazioni per l’ambiente, la salute e l’etica. Come si supera a FICO questo passaggio dimenticando gli allevamenti intensivi e gli spropositati consumi di acqua suolo che li accompagnano? È semplice: mangiando carne buona, quella prodotta da un consorzio e una macelleria virtuosa. Questa è la loro descrizione: Due realtà accomunate dalla cultura del benessere degli animali, ambasciatori della qualità e della salubrità dei prodotti di origine animale………….Gli animali vengono nutriti solo con gli alimenti della terra, creando una catena alimentare virtuosa in cui ogni protagonista fa bene all’altro: la terra, l’animale e l’uomo. Troppo vago per essere credibile. Non si parla di biologico, né di modalità di allevamento, né esattamente di quali siano gli “alimenti della terra” usati come mangimi. Difficile, infine, accettare eticamente l’affermazione che un allevamento per animali destinati al macello faccia bene agli animali. D’altra parte a FICO un macello non c’è e neanche ci può essere perché non sarebbe gradito né ai visitatori, né ovviamente ai produttori. Nella vera Disneyland sono più coraggiosi: lì un casa degli orrori c’è sempre e piace moltissimo…… A FICO non sfuggono, però, al tema del rapporto uomo animali e lo affrontano nello spazio multimediale L’uomo e gli animali. La nascita di una preziosa alleanza. Sul fatto che oggi esista un’alleanza tra uomo e animali è facile nutrire qualche dubbio. Al di fuori degli animali domestici, spesso più che altro terapeuti di esseri umani, è difficile configurare come alleanza la devastazione della fauna marina, delle foreste, delle giungle, l’abulia dei governi verso il cambiamento climatico, la perdita costante di biodiversità e ovviamente gli allevamenti intensivi, crudeli, malsani, immorali e inutili. Eppure della loro visione positiva sul rapporto uomo-animali a FICO sono molto convinti, infatti il testo, che presenta lo spazio multimediale, destinato soprattutto ai bambini, recita così: All’inizio dei tempi erano gli animali a dare la caccia all’uomo, poi l’uomo ha compreso che alcuni  potevano davvero essere preziosi alleati. Nasce così l’arte dell’allevamento per nutrirsi e vestirsi senza dover più cacciare.  E qui il termine “arte” riferito all’allevamento appare davvero molto infelice e mistificatorio. L’alleanza tra uomo e animali ci dev’essere ed è esiziale per la sopravvivenza del pianeta, ma ci vuole davvero un grosso sforzo di fantasia per identificarla con gli allevamenti più comuni: catene di montaggio destinate alla produzione di prodotti animali a basso costo per i consumatori, alti guadagni per i produttori, diffusi danni per la salute e l’ambiente.