La scelta verso un’alimentazione a base vegetale, come sappiamo, ha implicazioni per tutti noi come esseri umani, ma è anche una scelta molto personale, talvolta sofferta, difficile e magari parziale. Per questo a The Vegetarian Chance 2017 abbiamo deciso di dar spazio alle esperienze veg di molte persone in una “Maratona” durante la quale ogni oratore aveva a disposizione cinque minuti per dire “qualcosa di veg” seguendo liberamente il proprio pensiero, le sue esperienze. Si sono così succeduti sul palco politici, attori, editori, giornalisti, produttori, artisti. Ognuno ci ha dato modo di riflettere, sorridere, imparare qualcosa dagli altri. La formula ha avuto grande successo e nel 2018 sarà ripetuta nella nuova edizione del festival. Qui sotto riportiamo l’intervento Antonio Monaco, che e con la sua casa editrice Sonda pubblica molti libri veg e un giornale, Vegan Italy, amico di The Vegetarian Chance.

Antonio Monaco, direttore di Vegan Italy e delle edizioni Sonda alla Maratona Veg del nostro Festival
Un appello alle religioni, per gli animali
Penso che la questione dei diritti animali e la scelta vegan siano soprattutto una questione culturale. Negli ultimi decenni sono cambiati tre paradigmi: – quello etologico (cerchiamo non cosa ci distingue, ma cosa ci accomuna), – quello ecologico (apprezziamo ciò che è più leggero rispetto a ciò che è più pesante) – e quello alimentare (non ci preoccupano le carenze, ma gli eccessi). Se un tempo pensavamo che i vegani fossero eccentrici o fondamentalisti, ora li stiamo considerando degli anticipatori, un’avanguardia morale. Questo implica il vivere in una fase di «transizione»: quindi dobbiamo costruire il tessuto connettivo, la base morale e spirituale del cambiamento. Solo così le scelte politiche e le definizioni giuridiche, che cominceremo a vedere dalle prossime elezioni, potranno essere fondate e durature. Le religioni mondiali hanno sempre saputo dare un contributo essenziale di mitezza, gentilezza, coraggio, compassione, condivisione, ma hanno espresso anche resistenza al cambiamento. In molti casi addirittura hanno ritenuto di poter imporre la propria visione. Devono ritornare ad essere portatrici di racconti, metafore, fantasie e visioni che aiutino tutti a vivere meglio e ad essere migliori. Per esemplificare questa capacità di narrare e spiegare il mondo con parole che possano diventare buone notizie, buona novella, vangelo, vi leggo un breve racconto che mi ha fatto scoprire il compianto amico e autore Paolo De Benedetti. Si tratta del racconto, L’opera del sesto giorno, di Marie Noël, poetessa francese, cattolica. E tocca un cardine religioso decisivo: la superiorità dell’uomo sugli animali. Questo è il genere di narrazione che quando l’ascolti inizi già a cambiare il mondo: in meglio. Da quando fu creato, il Cane leccava la mano al buon Dio e il buon Dio lo accarezzava sulla testa. «Cosa vuoi, cane?». «Signore, buon Dio, vorrei abitare presso di te, in cielo, sullo zerbino davanti alla porta». «Assolutamente no», disse il buon Dio. «Non ho bisogno del Cane perché non ho ancora creato i ladri». «Quando li creerai, Signore?». «Mai, sono stanco. Sono cinque giorni che lavoro, è tempo che mi riposi. Ho creato te, Cane, la mia creatura migliore, il mio capolavoro. È meglio che mi fermi qui. Non va bene che un artista si sovraccarichi di lavoro oltre la propria ispirazione. Se continuassi a creare sarei capace di rovinare la mia opera. Vai, Cane! Va’ veloce e stabilisciti sulla terra. Va’ e sii felice». Il cane fece un profondo sospiro. «Cosa farò sulla terra, Signore». «Mangerai, berrai, crescerai e ti moltiplicherai». Il cane sospirò ancora più tristemente. «Cosa vuoi di più?». «Signore, mio padrone! Non potresti stabilirti sulla terra anche tu?». «No, caro Cane!», disse il buon Dio. «Te lo assicuro. Non posso davvero venire sulla terra per tenerti compagnia. Ho altre questioni da risolvere. Questo cielo, gli angeli, le stelle, ti assicuro che è una bella seccatura». Allora il cane abbassò la testa e fece per andarsene. Ma ritornò. «Ah! Se solamente, Signore buon Dio, se solamente ci fosse là sotto una specie di padrone simile a te?». «No», disse il buon Dio, «non ce n’è». Il cane si fece piccolo piccolo, tutto basso, e supplicò ancora da più vicino. «Se tu volessi, Signore buon Dio… potresti sempre provare…». «Impossibile», disse il buon Dio, «quello che ho fatto, ho fatto. La mia opera è compiuta, non potrei mai creare un essere migliore di te. Se ne creassi un altro oggi, lo sento nella mia mano destra, sarebbe un essere malriuscito». «O Signore buon Dio», disse il cane «non importa che sia malriuscito, purché possa seguirlo ovunque vada e possa stendermi davanti a lui quando si ferma». Allora il buon Dio si meravigliò di aver creato una creatura così buona e disse al Cane: «Va’. Farò quel che dice il tuo cuore». E rientrando nel suo laboratorio, creò l’uomo. L’uomo è malriuscito, naturalmente. Il buon Dio l’aveva detto. Ma il Cane è contento anche così.