Secondo The World’s Best Restaurant 2021 il Noma di Copenaghen dello chef René Redzepi è il primo ristorante al mondo. Il riconoscimento è stato assegnato il 5 ottobre ad Anversa. Il Noma è il ristorante che nel menu della seconda metà del 2019 serviva in un piatto la testa mozzata del germano reale con il becco ripieno di tartare di cuore. Contro questa esibizione dell’animale morto si era schierato Pietro Leemann con una lettera al suo collega Redzepi pubblicata nella sua pagina Facebook e nella quale scrisse tra l’altro: “Ho visto la sua nuova creazione… Se il suo intento era di provocare c’è riuscito perfettamente, di dare uno scossone alla mia sensibilità anche. Personalmente trovo quel piatto trash, alla Quentin Tarantino per intenderci, con la differenza che Quentin usa salsa di pomodoro per dipingere la morte violenta dei suoi attori, lei ha utilizzato un animale vero”. Il sous chef italiano del Noma, Riccardo Canella, rispose online su Facebook, che si trattava di una celebrazione della morte dell’animale, che la maggior parte delle persone preferisce non vedere, per esempio, quando compra un petto di pollo al supermercato. Silenzio invece dallo stesso Redzepi, che non rispose alla lettera del collega Pietro Leemann. Al Noma sostengono di usare molta poca carne e nel loro sito non è possibile fare alcuna verifica dato che il menu non è disponibile. Difficile però intuire un’anima veg del ristorante se la foto di apertura è tutta dedicata agli animali dell’oceano.

L’Ocean Season al Noma via: https://www.exploretock.com/noma
Eppure proprio la Danimarca del Noma si sta distinguendo in Europa come uno dei paesi più avanzati sul piano legislativo nella difesa dell’ambiente. Una vicenda brillantemente narrata dal documentario 70/30 – Democracy’s Race Against the Climate Crisis di Phie Ambo (Danimarca 2021, 138’). Nel 2019 migliaia di giovani di tutte le età sono scese in piazza per dimostrare in favore dell’uguaglianza climatica. Hanno coinvolto nell’iniziativa i loro genitori, i loro nonni e hanno chiesto “Agite ora”. E nelle elezioni successive il tema del clima è entrato di prepotenza nell’agenda di tutti i partiti. Per il governo di coalizione nato dopo le elezioni è stato difficile dimenticare le promesse elettorali e così hanno approvato un avanzatissimo Climate Act che stabilisce che la Danimarca ridurrà le sue emissioni di Co2 del 70% entro il 2030 e opererà per giungere ad emissioni ero entro il 2050. I buoni propositi sono garantiti da una serie di appositi meccanismi di controllo. La Danimarca si propone di costituire un esempio sul piano internazionale nella lotta contro il cambiamento climatico. Il documentario lascia aperti diversi interrogativi sulla capacità o meno della Danimarca nel riuscire a raggiungere i suoi obiettivi, ma ci trasmette la speranza che le lotte dei giovani non siano inutili e possano sortire effetti sorprendenti.