
Mateo Sobode Chiqueño nel docufilm Apenas el sol registra in Paraguay canti e racconti di altri Ayoreo come lui per preservarne la cultura.
Nella biodiversità c’è la memoria della Terra, un sapere che non possiamo permetterci di perdere. E in questa biodiversità ci siamo anche noi esseri umani con i nostri saperi e le nostre culture. Più ci omogeneizziamo culturalmente, più diventiamo ignoranti. Più cancelliamo ciò che erroneamente consideriamo primitivo e meno sapremo gestire un futuro, del quale oggi improvvisamente abbiamo timore. Diversi sono i popoli in via di estinzione nel mondo, uno di questi sono gli Ayoreo, che hanno vissuto a lungo nella foresta paraguayana senza contatti con la civiltà bianca. Di loro ci ha raccontato al Locarno Film Festival il docufilm Apenas el Sol inserito nella sezione Panorama Suisse e diretto dal regista Arami Ullón. La macchina da presa segue Mateo Sobode Chiqueño, che con un vecchio apparecchio a cassette registra le testimonianze di altri Ayoreo come lui costretti a lasciare il loro habitat, la foresta. Ne deriva un quadro struggente che mette sotto accusa l’industria agricola e i missionari religiosi che hanno operato per mettere sotto il loro controllo l’area. Gli Ayoreo così sradicati dalla foresta si sono improvvisamente ritrovati poveri e ammalati. L’equilibrio della loro vita è stato rotto. Nel loro ambiente erano sani e «ricchi» delle loro conoscenze e abitudini. Il ritorno nella foresta è la soluzione e Mateo si sottopone a un rito speciale, che lo spinga a tornare alle origini.

Lontane dalla modernità per scelta vivono anche Danusia e la figlia Basia, protagoniste del film polacco Bukolika presentato nella sezione Settimana della critica e diretto da Karol Palka. Le due donne vivono in una sorta di bolla dove una routine quotidiana le pone tutti i giorni in contatto con la natura, che non è fatta solo di piante e animali, ma anche si spiriti dei morti, con i quali dialogare e dei quali avere timore. Non è una vita semplice e il regista con mano leggera e rispetto segue le due donne senza interferire. Crea così una sorta di affresco che ci ricorda, se ce ne fosse bisogno, che vivere nella natura comporta fatica e soprattutto un approccio diverso al mondo moderno. Danusia e Basia sono consapevoli della propria scelta e mantengono un contatto con la modernità. Cosa c’è di più moderno del loro inforcare la bicicletta? Ma stanno bene così, hanno trovato un loro equilibrio.
Nel cortometraggio cambogiano Side by Side, presentato nella sezione Open Doors, il tema è il passaggio della memoria tra le generazioni. Una coppia di abitanti di un villaggio rurale racconta alla nipote la storia del loro matrimonio sotto la dittatura dei Khmer Rossi. Il giovane Polen Ly, che ha diretto e prodotto il film, descrive come da un connubio imposto sia poi nato col tempo l’amore. L’imposizione alla fine non cancella i sentimenti per sostituirli con rigidi automatismi molto simili a quelli che ci impone oggi la tecnologia. Polen Ly accompagna lo spettatore in una realtà dove il cibo si raccoglie direttamente dalla natura tutti i giorni. In primo piano l’enorme jackfruit molto nutriente e sostitutivo della carne come molti vegani sanno anche in Italia. Nipote e nonni lo raccolgono come un dono della natura.

Nel cortometraggio Side by Side nonna e nipote raccolgono il nutriente e voluminoso jackfruit per i loro pasti