
Moriglione, tipica anatra tuffatrice, uccello migratore. Nidifica nella Laguna di Venezia. Foto di Claude INGOUF da Pixabay
Una cucina salutare, gustosa e sostenibile sia dal punto di vista ambientale che commerciale. È la sfida che sempre più chef e ristoratori in genere si trovano a dover affrontare in questo momento così difficile per i pubblici esercizi quasi completamente chiusi e ormai al limite della sopravvivenza. Eppure se questo tema esisteva prima della pandemia a maggior ragione esiste dopo quando abbiamo tutti toccato con mano che in un pianeta malato l’essere umano non può mantenersi sano. Per questo è quanto mai capitato a “a fagiolo” il dibattito organizzato il 14 aprile online dalla Fondazione Barilla e Food Tank dal titolo “A One Health Approach to Food: The Double Pyramid Connecting Food Culture, Health and Climate” (Un unico approccio al cibo: la doppia piramide che collega cultura alimentare, salute e clima).

Chiara Pavan durante il dibattito online (in basso a destra)
Questa è anche la filosofia di The Vegetarian Chance, che su questa falsariga ha costruito le sei edizioni del suo Festival. L’alimentazione a base vegetale (Plant Based) è ormai riconosciuta come la migliore per invertire le priorità dello sviluppo umano su questo pianeta: conservazione invece di distruzione, condivisione invece di egoismo, rinascita invece di sfruttamento, salute invece di avvelenamento. Nel cacciare animali selvatici per cibarsene non ci può essere nulla di sostenibile, solo violenza contro altri esseri viventi, parte della nostra biodiversità. Stupisce per questo che Chiara Pavan, executive chef del ristorante Venissa di Venezia, abbia proposto durante il dibattito l’uso di “game birds” della Laguna in alternativa a manzo e maiale. Tra questi volatili per i quali la caccia è consentita per sport e o per nutrimento, ci sono uccelli come il Moriglione, per il quale la LIPU ha chiesto una moratoria, la Moretta tabaccata, moto rara, il Marangone minore da poco tornato in Laguna, L’Airone rosso in decremento. La chef non ha menzionato quali sfortunati uccelli finiscano nei suoi piatti, ma in ogni caso la caccia non può essere spacciata come fonte di una nuova cucina rispettosa del pianeta. Nel corso del suo intervento Chiara Pavan ha anche parlato di carne una volta alla settimana, di riduzione della plastica, del suo orto, di menù equilibrati, di misure per ridurre gli sprechi. Tutte iniziative lodevoli ovviamente, ma lascia perplessi la sua riflessione sul fatto che diventare vegani non sarebbe una soluzione dato che ci mancherebbero le proteine e che invece la strada sia guardare alla tradizione (uccelli selvatici) e al futuro (insetti). Indirettamente a rispondere alla Pavan ci ha pensato lo chef danese René Redzepi del Noma che in un altro dibattito online organizzato il 20 aprile dall’ufficio del turismo danese Tendenze e pratiche della cultura culinaria bio in Danimarca ha affermato che la cucina a base vegetale è il futuro.