
A Murghab il “teresken”, un arbusto, vale più dell’oro
Forse non ci sfiora l’idea di come potremmo più vivere senza energia elettrica, riscaldamento, aeroporto, ospedale, cibo fresco e acqua corrente. Eppure è quello che è capitato agli abitanti di una città del Tagikistan sul confine con Afghanistan e Cina. Lo racconta Murghab, un film dell’antropologo tedesco Martin Saxer presentato al Locarno Film Festival nella sezione Settimana della Critica e prodotto dall’Istituto di antropologia sociale e culturale dell’università di Monaco. Con la fine dell’URSS e di tutti gli approvvigionamenti che il regime comunista gli garantiva, gli abitanti di questa città posta 3600 metri di altezza, si sono dovuti arrangiare nel reperire risorse per sopravvivere. Le hanno trovate nella natura, in una incredibile capacità nell’arte del riciclaggio e nella volontà di non rinunciare al proprio ruolo nella società. Per riscaldarsi e nutrire le bestie squadre di uomini di dedicano alla raccolta del “teresken”, un arbusto selvatico. Per disporre di acqua d’inverno portano a casa blocchi di ghiaccio. Un’infermiera s’impegna a tener sotto controllo lo stato di salute dei suoi concittadini, un insegnante si prodiga nell’insegnare la storia ai suoi allievi, un fabbro costruisce stufe e forni usando materiali di risulta.

Manca la luce, non la voglia di sapere.
Sembra una realtà senza futuro eppure gli abitanti di Murghab pur rimpiangendo gli anni d’oro dell’URSS non si lamentano più di tanto. Anche la prospettiva che il prezioso “teresken” possa non ricrescere abbastanza in fretta per soddisfare i loro bisogni energetici non li spaventa. Una statua di Lenin è ancora lì a promettere la rivoluzione. Ma la vera rivoluzione arriverà dalla natura, dal progresso ecologico. Nei monti del Pamir, infatti, ci sono risorse ancora poco utilizzate come l’energia solare, quella eolica e sorgenti di acqua calda che potrebbero essere utilizzate per coltivare verdure in serre. ONG locali ed enti benefici stanno lavorando per offrire agli abitanti di Mughrab nuove prospettive di sviluppo e una migliore qualità della vita senza intaccare l’equilibrio ecologico del territorio e la sua biodiversità.