The Vegetarian Chance

So I am living without fats, without meat, without fish, but am feeling quite well this way. It always seems to me that man was not born to be a carnivore."(Albert Einstein) August 3, 1953


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Al Locarno Film Festival l’apocalisse del clima lascia speranza

La bambina Moon viaggia verso il futuro in Mare’s Nest   Copyright-Ben Rivers

Il Locarno Film Festival si svolge in estate e questa è la stagione nella quale in Europa più si avverte l’emergenza climatica e il suo impatto sulla nostra vita. E proprio alcuni film del Festival affrontano questo tema a volte in forma apocalittica in altre scegliendo un approccio poetico apparentemente meno angosciante nell’immediato. Don’t let the sun (sezione Cineasti del Presente) della svizzera Jaqueline Zünd, girato a Milano, ci trascina in silenzio di sera in una città spettrale costellata di palazzi illuminati e dove un’insegna di avverte che la temperatura esterna è di 49°.Un caldo estremo che influisce psichicamente sulle persone modificando l’attitudine emotiva degli uni verso gli altri fino a ridurla quasi a zero. E l’antidoto è un’azienda che vende relazioni simulate dove lavora Jonah, il protagonista. Proprio a lui viene assegnato il ruolo di padre di Nika, una giovane ragazza, e questo metterà in crisi il suo equilibrio fino a rovinargli la vita. In quartieri vuoti, anonimi e poco illuminati i protagonisti si confrontano spesso in silenzio con la luce, nemica e amica, ad accompagnarli.

Don’t Let the Sun_02_Copyright-Lomotion

Il sole con le sue albe e tramonti è lì per dare un senso all’esistenza. Di un caldo che opprime e stravolge le persone in città aveva già parlato film di Ginevra Elkann Te l’avevo detto, mentre l’idea delle relazioni simulate è presente in uno degli episodi della serie fantascientifica Extrapolations di Apple Tv tutta dedicata al progressivo mutamento climatico.

Un immaginario distopico del futuro caratterizza anche il coreano The Fin (sezione Cineasti del Presente) di Syeyoung Park. Qui si immagina che l’inquinamento di acque e pesci arrivi a provocare mutazioni tali da dividere la società in padroni e schiavi, gli Omega. Il film propone una combinazione perversa di potere dittatoriale e ambiente ostile alla vita.

The Fin_1_Copyright-Syeyoung Park

Gli Omega si danno alla macchia, i «sani» si dilettano a pescare pesci non contaminati da vasche artificiali. Un muro di 4000 km divide la Corea unificata tra «sani» e «malati». Ma il vero nemico è l’acqua inquinata, mentre quella pura scarseggia e i patrioti la risparmiano. E le loro facce perennemente sporche sono lì a dimostrarlo. Da notare l’abilità di Syeyoung Park nel trasmettere l’angoscia per l’apocalisse climatica attraverso un sapiente uso degli effetti visuali e dei costumi.

Ad aiutarci a recuperare un momento di serenità riguardo al nostro futuro di umani su questo pianeta provvedono il film fiabesco Mare’s Nest del britannico Ben Rivers (Concorso Internazionale) e il film semiarcheologico As Estacoes della portoghese Maureen Fazendeiro (Concorso Internazionale). Il primo racconta il viaggio di una bambina in un mondo senza adulti dove la civiltà è stata annientata: quel mondo che gli adulti temono di lasciare rovinato alle future generazioni. Ma lo sguardo di Moon, attrice figlia di amici del regista, è sereno come la piccola tartaruga che sta con lei. Nel suo percorso incontra solo bambini e fa domande. Parla con una saggia in un eremo di montagna facendosi aiutare da un’interprete per comprendere una lingua a lei sconosciuta. In un altro luogo trova bambini, che recitano per lei e le mostrano altri modi di vivere. Ogni tappa è un capitolo che  lascia intravedere una speranza di rinascita grazie a generazioni «non inquinate» nel loro pensiero. Per Moon si tratta di un viaggio senza fine come indica l’ultima scena. Mare’s Nest è l’adattamento dell’opera teatrale in un unico atto The Word for Snow di Don DeLillo (2007). «Volevo creare un mondo di bambini logorato dall’incertezza e che fosse specchio delle ansie globali, e insieme dare un po’ di speranza», ha spiegato Ben Rivers. Dal futuro al passato si viaggia anche con As Estacoes (le stagioni) tutto dedicato alla regione portoghese dell’Alentejo. Il paesaggio è protagonista dominante e si incentra sui dolmen studiati da Georg e Vera Leisner, due archeologhi tedeschi, che identificarono in Portogallo negli anni’50 e ‘60 circa 4000 antichi monumenti.

As Estacoes Copyright-Marianne Andrea Borowiec

Le loro lettere ai parenti in Germania sono lette durante il film per dare vita alle pietre inanimate. Ma non di sole pitture rupestri vive l’Alentejo, teatro di un passato di lotte politiche durante la rivoluzione di garofani. Ne parlano gli anziani che raccontano gli scioperi dei lavoratori contro i proprietari terrieri. Le epoche storiche diverse sono «le stagioni» e così sovrapposte trasmettono la dimensione poetica e leggendaria dell’Alentejo. «Un film archeologico che scava nel paesaggio, nelle voci e nei gesti delle genti dell’Alentejo, per rivelare le tracce di una storia condivisa fatta di guerre e rivoluzioni, paura e resistenza, permanenza e metamorfosi» spiega la regista Maureen Fazendeiro.