
Patate a polpa rossa nel mercatino
Entro il 2050 il 90% del terriccio terrestre sarà a rischio, non sarà cioè utilizzabile per l’agricoltura. Lo dice la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Ogni cinque secondi si erode suolo equivalente a un campo di calcio. E non è un danno rimediabile molto in fretta se consideriamo che ci vogliono mille anni per creare solo pochi centimetri di terriccio. Di fatto, il 33% dei suoli del mondo risulta da moderatamente a fortemente degradato, a causa di erosione, perdita di nutrienti, acidificazione, salinizzazione, compattamento (causato dal peso delle macchine agricole) e inquinamento chimico (pesticidi e fertilizzanti). Il suolo è la nostra vita, più del gas, del petrolio, di Internet e dei satelliti. Lo ha capito molto bene l’imprenditore svizzero Thomas Sterchi, che nel 2021 ha creato con alcuni soci in Svizzera e Portogallo Soil to Soul, un movimento internazionale per la preservazione del suolo, l’agricoltura rigenerativa. Il fine non è solo quello di difendere la terra che abbiamo sotto i piedi dalle speculazioni e la mala agricoltura, ma anche quello di sottolineare l’importanza di una nutrizione responsabile, sana e godibile. Ogni anno in settembre Soil to Soul organizza a Zurigo nel quartiere di Sihlcity un simposio di quattro giorni con conferenze, dibattiti, proiezioni e un selezionato mercato a tema di produttori. Quest’anno l’evento si è svolto dal 15 al 18 settembre. Il suolo si poteva ascoltare in cuffia e annusare. Diversi tipi di suolo producono diversi tipi di suono e di profumo.

Nei bicchieri il suolo profuma più del vino
Un suolo che non fa rumore e che non ha odore è un suolo morto, ha perso i migliaia di microorganismi che lo popolano e lo nutrono. Per capirlo bastava appoggiare una cuffia alle orecchie o mettere il naso in bicchieri da vino per l’occasione riempiti di terra.

Più è alta l’asticella e più alta è l’impronta carbonica. Un progetto del Comune di Zurigo.
Nello stand del comune di Zurigo Lisa Halter presentava un progetto di comunicazione per adulti e bambini in grado di spiegare con grafici e disegni la differente impronta carbonica di ogni cibo. Non sono mancati esempi di biodiversità come le patate con la polpa rossa, l’aglio orsino conservato col sale, una senape coltivata e lavorata artigianalmente in Svizzera, e poi bevande fermentate come il kombucha e un’acqua tonica speciale. Tra gli ospiti più prestigiosi c’è stato lo chef inglese Tom Hunt, che col suo ristorante Poco, a Bristol, ha vinto molti premi, tra cui quello per il miglior ristorante etico agli Observer Food Monthly Awards. Hunt è noto anche in Italia per il suo libro Cucinare per il piacere, le persone e il pianeta. Hunt ha raccontato il suo impegno a far conoscere l’origine del cibo, a recuperare il rapporto con le origini, quello che lui chiama: food foraging. Per questo i cuochi dovrebbero tornare al suolo come garanzia del loro rapporto con la natura.
Hunt è vegetariano, ma non rinuncia a volte ad assaggiare qualche piatto di carne. Decisa è la sua posizione contro l’allevamento industriale e il “cibo chimico” prodotto dalle aziende alimentari. Secondo lo chef inglese, attivista del clima, fermare gli allevamenti intensivi è complicato, ma è necessario anche per eliminare pericolosi ambienti, che fanno da incubatori a malattie infettive per esseri umani e animali.

Tom Hunt a Soil to Soul
Infine Hunt ha rimarcato il valore del buon cibo per dare gioia e non per caso ha aperto il suo intervento distribuendo a tutti gli spettatori un assaggio di ottimo cioccolato. Originali i cibi proposti dai food truck dell’evento. Tra questi degli spiedini vegani alla coreana a base di okara (avanzo di produzione del latte di soia) e proteine di pisello e un piatto di verdure con jackfruit, la “carne vegetale” tropicale. Nel pomeriggio del 16 settembre il Comune di Zurigo in collaborazione con alcuni cuochi della città ha offerto alla cittadinanza in Bürkiplatz un pasto cucinato con tutti gli scarti dell’agricoltura.

Shroomy il panino vegano trasparente
Contro lo spreco volontari spiegavano inoltre quali pani si conservano meglio senza poi finire nella pattumiera. Contaminazioni vegane si sono viste anche nella più generalista fiera di Food Zürich vicino alla stazione: da gustare Kaiserschmarren vegani con salsa di pere, hummus cremoso con cavolfiore arrostito preparato da Ofir Goldring e sabich (panino con melanzana arrostita) di Yinnon Mizrahi, due cuochi israeliani giunti appositamente da Tel Aviv, un panino vegano spiegato con un convincente manifesto, che illustra tutti i suoi ingredienti sani, vegetali e gustosi. E da notare poi l’originale scenografia delle “sale da pranzo” illuminate da grattugie e decorate con posate da cucina.