Il primo assaggio di Expo è stato servito alla Triennale con le mostre Arts&Foods, rituali dal 1851 e Cucine & Ultracorpi. Arte e cibo si combinano molto bene. In entrambi si mescolano sensazioni, colori, pensieri. Ancor di più oggi con i cuochi che dedicano all’aspetto visivo dei loro piatti molto del loro impegno tanto che i loro ingredienti costituiscono spesso una tavolozza di colori da abbinare. La mostra Arts&Foods è un bel viaggio storico nel nostro percorso gastronomico con una ricostruzione accurata di ambienti, una selezione di opere d’arte e di oggetti pregevoli. Le vere provocazioni sono però in giardino e al piano superiore. All’esterno troneggia una gigantesca bottiglietta di ketchup, forse la salsa più rappresentativa del fast food, che ci ha progressivamente invaso negli ultimi decenni. Una salsa che sovrasta qualunque cibo al quale viene accostata e del quale annulla ogni identità. Nella mostra costituisce una sorta di feticcio al quale le “masse affamate” guardano con voluttà. Le provocazioni al piano superiore sono moltissime, ma quella che più mi ha colpito è un’immagine del fotografo americano Gregory Crewdson, noto per le sue messe in scena di momenti di vita nelle case americane. La foto in questione ha il titolo attribuito di Sunday roast (2005 Gagosian Gallery New York), il roast beef della domenica. Di fronte al roast beef al sangue, come da tradizione, una mamma e il figlio adolescente manifestano malinconia e assenza. Sembrano attendere altri due commensali, per i quali è stata apparecchiata la tavola. Tristi i due personaggi, triste quel piatto di carne senz’anima, senza vita. C’è il racconto di una stanca routine ripetuta senza saperne il perché. Tutte le domeniche lo stesso arrosto! E se provassero a non lasciare sola quell’insalata e le accoppiassero qualche verdura non ritroverebbero un po’ di serenità e un sorriso?
Gregory Crewdson Untitled (Sunday Roast) from the series “Beneath the Roses” 2005. Digital carbon print