The Vegetarian Chance

So I am living without fats, without meat, without fish, but am feeling quite well this way. It always seems to me that man was not born to be a carnivore."(Albert Einstein) August 3, 1953

Cane Catone, vegetariano a quattrozampe

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Cane Catone al ristorante, nel giardino di casa sua

Cane Catone al ristorante, nel giardino di casa sua

La storia di Cane Catone comincia nel giardino di una casa di campagna nelle Fiandre di proprietà di una coppia di miei amici: Cathleen, fiamminga, e Alessandro, toscano di mare. È qui che questo berger picard di nove anni fa un solo boccone delle mele che cadono dagli alberi. Ne è golosissimo. E poi dopo aver razziato tutti i frutti possibili scappa negli orti vicini, gratta per terra, trova una patata, la riporta come fosse un tartufo a far vedere come è bravo, e poi se la divora con tutta la terra. Ma a Catone non bastano mele e patate, ama anche le susine complete di nocciolo, castagne, noci e cipolle. I vegetali sono la sua passione tanto che disdegna le croquettes se prima non sono stata cosparse di abbondante carota grattugiata. I suoi padroni, onnivori convinti, sono perplessi, ma lo assecondano, D’altra parte grazie a questa dieta sfodera una linea invidiabile per la sua età e anche la sua dentizione è perfetta. Per conoscere meglio la genesi di questo cane vegetariano ho chiesto al suo padrone di raccontarcela ed ecco la sua storia: “Il suo anno di nascita doveva comportare la lettera C. Cesar mi sarebbe piaciuto, ma è anche la marca di un cibo commercializzato. Allora mi è venuto in mente Catone, ma Catone l’uticense, che si tolse la vita pur di essere un uomo libero, non sottomesso alla monocrazia crescente di Giulio Cesare (ancora lui). Tanto che Dante non lo mette nell’Inferno, sebbene suicida, ma in Purgatorio, perché libertario. Di tutto ciò il povero animale non sa niente. E se lo sapesse se ne fregherebbe. Cane Catone non abbaia quando segna la Juve, la mia squadra del cuore, per la buona ragione che la partita io la guardo in assoluta solitudine. Abbaia però quando qualcuno telefona: evidentemente non tollera che questi strumenti tecnologici del piffero vengano a disturbare la sua quiete domestica. È testimone e portatore di ben altra cultura. Lui è nato nelle campagne di Moulins sur Allier. Proprio come il commissario Maigret, che secondo Simenon aveva passato l’infanzia a Saint-Fiacre, in una tenuta agricola nel contado appunto di Moulins, della quale suo padre era fattore. E per questo Cane Catone dà la caccia – se non ai ladri, che nelle Fiandre non esistono – di certo ai ciclisti che vogliono sfuggire alla sua presa. Ma soprattutto è nato lì come i Bourbon: non so più come e perché da questo appartato centro dell’Auvergne, di cui tantissimi secoli prima fu signore Vercingétorix che però finì contro Giulio Cesare, i Bourbon irradiarono i loro sovrani in tutta l’Europa latina, intendo dire non carolingia. E imposero il loro nome perfino al whisky degli americani. Ovvio quindi che Caton (alla francese) abbia un aspetto così regale. Un picard era il cane, che avevo scelto come successore dei tanti cani che la mia signora sposa aveva avuto in casa. Lo andammo a cercare un’estate a Moulins partendo in auto da una torrida Toscana. Già poco dopo Nizza la pioggia veniva giù come se Noé ci mettesse alla prova. A sera inoltrata la pioggia era ormai totale, un diluvio impietoso e buio, temperatura 18°, approdammo a una locanda a qualche chilometro dall’allevamento, non ricordo in quale villaggio. L’indomani, l’incontro con il cagnotto e i suoi fratellini. Puzzavano tutti da stendere un veterano della Legione. L’allevatore ci disse quello è più svelto, quello è più robusto, quello è più tranquillo eccetera.

Cane Catone in un momento di riflessione

Cane Catone in un momento di riflessione

Prendemmo il più tranquillo. Ormai ero sfinito. Però fu così, grazie a lui, che scoprimmo Moulins. Prima di ritirare la bestiola, capitammo in un piccolo ristorante in città, tipico della piccola provincia francese, sapiente, squisito. E visitammo la cattedrale. Che una città minuscola come quella avesse una cattedrale così suggestiva, forte, pia in un gotico così flamboyant, arricchita di un trittico incantevole, non era immaginabile, fu una scoperta di grandissima seduzione per noi. E in fondo lì potemmo capire perché i bourbonnais avessero avuto le loro radici in quella regione remota. Da allora Cane Catone è con noi e mi versa puntualmente lo stipendio dal suo conto in Picardia. Nonostante la sua “insana” passione per i vegetali ogni tanto mangia un po’ di carne o almeno ci prova puntando le cosce dei ciclisti, che passano maleducatamente sulla stradina davanti casa. Catone, come tutti i pastori, è un cane da guardia, ma guai a lasciare alla sua mercé del cibo incustodito in cucina. Pochi giorni fa Cathleen ha comprato al mercato un po’ di zucchine, per la precisione le zucchine rotonde. Tornata a casa ha lasciato il sacchetto sul tavolo della cucina, per cuocerle più tardi. Quando nessuno era lì, cane Catone è intervenuto, ha tirato giù il sacchetto, lo ha, anche sgarbatamente aperto, e si è fatto fuori tutte le zucchine. L’altro giorno ho fatto dei pisellini; un po’ per scherzo quelli che non abbiamo mangiato li ho dato a lui: li ha risucchiati praticamente senza masticarli, di certo senza nemmeno dire grazie. Non avevo mai sentito cose del genere, mai. Mi devo ormai preoccupare”.

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