Una precisa evoluzione alimentare e culturale è in corso, ma non si capisce esattamente quanto incida il borsellino e quanto il mutamento dei gusti e dei principi. Comunque sia, sui dati nazionali del 2018 l’Ufficio Studi della Confcommercio conferma una riduzione della spesa familiare per carni e un aumento per l’ortofrutta. Sulla tipologia dei consumi fuoricasa ci sono sensazioni, non certezze. Nella spesa per cucinare, nel 2018, frutta e vegetali rappresentavano il 4,1% sul totale (pesavano il 3,4% nel 2013 e il 3,2% nel 2007). Viceversa la voce carni scendeva al 3,8% dopo essere stata al 4,3% nel 2013 e al 4,% sei anni prima. Si può parlare quindi di sorpasso che non è dettato dall’aumento del costo dell’ortofrutta e dalla diminuzione delle carni.
A prezzi costanti, sulla base dei prezzi del 2018 confrontati con il 2007, l’orientamento favorevole a frutta e verdura è testimoniato da +12,9% di spesa media mensile cui corrisponde un -19% delle carni. L’evoluzione è in corso come scrive l’Ufficio Studi dell’Associazione: “Dentro la buona dinamica della quota alimentare sono diversi i trend che muovono le singole voci di spesa che compongono il mix di costo per l’alimentazione domestica. Vi si ritrovano i macro-trend del salutismo, ormai qualcosa di consolidato e diffuso negli orientamenti dietetici e quindi dei comportamenti d’acquisto: alla tenuta dei prodotti ittici fa da contraltare la riduzione del pane e della carne; emerge con chiarezza e con intensità inequivoca la crescita della spesa per la frutta e per la verdura, sia in assoluto sia in termini di sviluppo della quota di spesa rispetto al totale alimentare e al totale di tutti i consumi”.
I numeri sono aridi eppure qualche volta parlano. “Anche all’interno delle spese per l’alimentazione domestica – evidenzia lo studio – l’andamento risulta abbastanza articolato. Tra i più dinamici sono risultati i prezzi dei prodotti ittici, tra i meno inflazionistici proprio la frutta e la verdura, confermando, pertanto, in termini di consumo reale la crescita di importanza di questa voce di consumo”.
Con un passaggio culturale che fa ben sperare. “Sui beni ortofrutticoli la ricerca di prodotti meno “esotici”, l’attenzione alla stagionalità e alla prossimità del prodotto hanno determinato un mix di beni acquistati i cui prezzi sono risultati meno dinamici”.